Montesarchio: Il Ratto d’Europa di nuovo esposto dal 23 marzo
Montesarchio. E’ tutto pronto ed ora è stata fissata anche la data. Mercoledì 23 marzo, torna ad essere esposto al pubblico il vaso attico più bello al mondo: Il Ratto d’Europa.
Tutti i dettagli sono stati definiti tra il sindaco di Montesarchio, Franco Damiano, e la nuova direttrice del museo nazionale del Sannio Caudino Elena La Forgia. Come già lo scorso anno, di grande suggestione il luogo in cui sarà esposto il vaso di Asteass, si tratta delle splendida torre aragonese che si trova attigua al Castello, che ospita il museo e dove resta permanente la mostra Rosso Immaginario, il racconto dei vasi di Caudium.
Quest’ultima fa registrare oltre 30mila visite l’anno, che con Asteass si impenneranno, come è stato già accertato lo scorso anno, quando il cratere fu esposto prima di partire per l’Expo di Milano.
Ma, gli appassionati di archeologia, tutti coloro che si stanno interessando al popolo sannita- caudino, avranno presto un’altra bellissima sorpresa. Sta per essere completato il restauro del cratere, ritrovato lo scoro autunno, in una tomba di via Napoli. Un ritrovamento straordinario, in quanto il vaso risale al sesto- quinto secolo avanti Cristo: due secoli prima di quello realizzato da quello che è considerato uno dei più grandi ceramisti dell’antichità. E, se Il Ratto d’Europa arriva da Paestum, città che ospitava Asteass, quest’ultimo arriva direttamente da Atene. Un reperto simile si trova presso il museo archeologico di Napoli. Si tratta di qualcosa di cui andare veramente fieri in quanto testimonia, come la città di Caudium, avesse rapporti fortissimi con quella che era la culla della civiltà occidentale, la Polis per eccellenza, dove è nata la democrazia. Ed ora, queste straordinarie vestigia del passato, questi capolavori assoluti possono aiutare a rilanciare il turismo culturale non solo a Montesarchio, ma in tutti i comuni caudini. Non solo, probabilmente, si dovrebbe ripartire proprio da Asteass per rilanciare il concetto della Città Caudina.
Peppino Vaccariello