Muore di Covid in ospedale e gli rubano la fede che ha portato per 58 anni

Redazione
Muore di Covid in ospedale e gli rubano la fede che ha portato per 58 anni
No vax contrae il virus, prima si accoltella e poi si lancia dal balcone

Muore di Covid in ospedale e gli rubano la fede che ha portato per 58 anni. Un anziano malato di Covid, ricoverato al Policlinico di Milano è deceduto, con non poche sofferenze, dopo una decina di giorni nel nosocomio meneghino.

Una vicenda già di per sé tragica, cui si somma il gesto di un ignoto e ignobile ladro che ha rubato gli effetti personali dell’uomo dopo la sua morte. Una collanina d’oro, un antico telefonino e l’orologio.

Preziosi che non sono mai stati restituiti alla moglie e ai figli, perché mai ritrovati nella sua stanza dopo il decesso. La storia, riportata oggi dal Corriere della Sera, risale allo scorso mese di novembre.

Doppio dolore

Per la famiglia un doppio dolore: prima quello, atroce, per la perdita del marito e del padre. Quindi l’amarezza per il furto degli oggetti, tra cui la fede portata per 58 anni di matrimonio e l’orologio che era appartenuto a suo padre.

Il valore economico delle cose di mio padre non interessa. Che però mia madre e noi figli non possiamo riavere le sue cose, quelle che aveva addosso quando è salito in ambulanza, non può essere definito in altro modo. Un insulto”, ha denunciato il figlio al quotidiano milanese.

Un episodio simile era stato denunciato prima di Natale a Roma, all’ospedale San Camillo. La figlia di un paziente morto di Covid-19 aveva denunciato che i pochi effetti personali del papà non c’erano più.

Avvoltoi

Quando è andata a reclamarli, il personale dell’ospedale le ha detto che erano scomparsi. In seguito a un’inchiesta interna, però, i beni erano stati ritrovati. “Gli oggetti sono qui, custoditi come da prassi nella cassaforte dell’Ospedale.

Ho telefonato alla famiglia per chiedere scusa dell’imperdonabile errore di comunicazione avvenuto tra i reparti”, aveva chiarito il Direttore generale dell’ospedale San Camillo di Roma, Fabrizio d’Alba, al termine di un’inchiesta interna.

Una brutta storia che dimostra che qualche avvoltoio resta sempre in agguato e non ha remore a sommare dolore a dolore. Tutto questo per guadagnare solo poche decine di euro da un ricettatore.