Non solo guardare avanti ma anche ai lati della strada
Oggi niente caverna, niente filosofia e nessun precetto morale da consegnare come una pizza d’asporto. Oggi faccio un tuffo dentro il mio cuore e vi do da leggere qualche pensiero che scrissi un po’ di tempo fa, ma che ha ancora il profumo della contemporaneità.
“Tempo addietro scopersi il dramma dello sgomento: i piedi arenati al suolo e l’intelletto errabondo nel sublime.
L’attacco di panico si manifesta improvviso e trascina l’individuo colpito nella paranoia e in un cosmo poco realistico.
In modo particolare la paura fa da protagonista: ogni irrisoria alterazione del soma potrebbe essere per l’ansioso causa di morte repentina.
Dapprima la paura di deglutire, poi di dormire (il dormire rappresenta, simbolicamente, la perdita del controllo sulla realtà). Ma le paure, poi, lievitano nel numero e nel tempo e rendono invalidante l’essere colpito: paura di uscire di casa da solo, di allontanarsi e di svolgere le quotidiane attività.
La piazza diviene incubo perché sconfinata (agorafobia) : più volte ho provato la raccapricciante sensazione di cadere al suolo, esanime.
Seguire una lezione universitaria sarebbe una sconfitta: nei luoghi angusti ed affollati, l’individuo ansioso si sente soffocato dalle pareti (claustrofobia).
Neanche il tempo piacevole è concesso all’ansioso. Anche una passeggiata con amici suscita sgomento sia per il peso dello sguardo altrui, sia per la circostanza frivola ma che non consente la fuga senza giustificazione.
Ed infatti ogni circostanza che impera la presenza diviene causa di forte ansia.
Le persone, turbate dallo strano registro comportamentale dell’ansioso, protendono alla dipartita: non credono che la sofferenza sia reale e preferiscono abbandonare il soggetto piuttosto che offrirgli supporto morale.
Una volta rimasti soli e feriti in ogni brandello del corpo e del cuore, ci si costruisce una sorta di eremo, unico farmaco ma con un lungo foglio di controindicazioni.
A scrivere è la mano di un’ansiosa cronica: ultimo mio tentativo di sensibilizzazione.”
Il tempo che scorre, il fiore che appassisce e la vita, transeunte, che si sgretola come foglia che s’appresta all’autunno. Ma noi siamo come quelle briciole: lasciate al vento se ricordo di una brutta stagione e stipate come reliquia, ma solo se frammento di un lieto sorriso.
Ed allora volgiamo lo sguardo al margine della strada, poiché lì c’è sempre un mendico con gli occhi spenti e la mani protese in avanti …
Alessia Mainolfi