Nuovo cinema Caudino
Voglio fare, con i lettori caudini over trentacinque, uno strano esperimento; chiudete gli occhi cinque secondi, e ditemi a cosa pensate se dico “Nuovo Cinema Paradiso”; scommetto che pochissimi si saranno concentrati solo sul capolavoro di Tornatore. Ai più, invece, -ne sono sicura,- d’impatto, saranno tornate in mente scene di vecchi ruderi del passato, colori ed odori dimenticati, ed insieme, tanti, troppi ricordi emozionanti…
Perché, – e ci scommetto- gli ex cinema, le cui sedi sono oggi occupate da centri commerciali o supermercati, nella nostra mente, per noi tutti, sono una sorta di curiosa metafora della vita.
Magari, i meno giovani avranno riassaporato la luce e la magia di vecchie proiezioni in salette raccolte, in cui riecheggiavano, tra le voci dei divi cinematografici e la castità delle scene, malizie sopite e rimpianti di baci vietati, non dati, appena immaginati, riposti da tanti anni nell’archivio dei ricordi innocenti.
Quelli della mia generazione, invece, che quei cinema non li hanno mai visti funzionare, avranno sicuramente pensato, con nostalgica allegria, agli impervi luoghi di gioco rappresentati da quegli stabili dismessi, ai ritrovamenti di reperti e pellicole rovinate, alle storie inventate o immaginate essere state ivi vissute, ai giostrai ambulanti che, nei parcheggi adiacenti, montavano sogni volanti, ed alle risate, al pericolo non percepito come tale; e, comunque, tutti avranno ripensato a quei luoghi come teatro degli anni migliori, passati in fretta.
A ben pensarci, Tornatore, quella meravigliosa opera che da sempre mi stringe l’anima e mi fa piangere, avrebbe ben potuto girarla in Valle Caudina. Dove c’è un vecchio cinema, c’è anche una persona anziana da cui hai imparato tutto; c’è sempre un bambino che cerca di entrare in una cabina vietata, di rubare scene tagliate, di trovare un rifugio in cui far vivere amicizie innocenti, mentre aspetta novantanove giorni, sotto le intemperie, il primo amore.
E c’è una terra povera, senza pretese, che a volte ti toglie il futuro, costringendoti ad andare via; magari, mentre ci sei dentro, non ti accorgi che tutto sta cambiando, eppure, tra la tua gente, negli scenari abituali, non ti ci ritrovi più; e poi vai via, e torni, e paradossalmente ritrovi tutto come lo avevi lasciato, malgrado tutto sia cambiato, malgrado i segni del progresso.
Un vecchio cinema dismesso è la speranza, la delusione per la vita vissuta che non è stata come la volevi; è un trattino di unione tra presente e futuro, è un’immagine nell’anima che ti da l’illusione che il tempo non sia mai passato. Un vecchio cinema è una storia universale in cui nessuno vince e nessuno perde; è una forte emozione.
Un vecchio cinema dismesso in Valle Caudina è la poesia della vita.
Rosaria Ruggiero