Omicidio Madonna, Calvi: Scotti è il custode di tutti i segreti
Nel Quebec è caduta l’ultima neve.
La primavera è alle porte ed anche nel grande nord del Canada, dove vive Carlo Calvi, il figlio di Roberto, il banchiere di Dio, comincerà il disgelo.
Calvi, che sta collaborando con Il Caudino per la nostra inchiesta sul delitto di Enrico Madonna mettendo a disposizioni le sue conoscenze ed il suo sterminato archivio, usa la metafora della primavera per augurarsi che anche in Italia possa iniziare il disgelo. Uno scioglimento dei ghiacci che possa far riaffiorare la verità storica ed anche giudiziaria su i misteri di Italia. Uno dei più grandi riguarda l’omicidio del papà, trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra.
Una morte sulla quale il “consigliori” di Raffaele Cutolo, trucidato nella sua Cervinara nell’ottobre del 1993, doveva sapere molto. Lo aveva rivelato al giudice Alemi nell’interrogatorio nel carcere di Albany, dopo il suo arresto negli Usa nel 1987 ed era stato appurato dallo stesso Calvi nel corso delle sue indagini. In queste vicende, che coinvolgono anche l’avvocato cervinarese e potrebbero aver potuto portare alla sua morte c’è un filo rosso sangue, che qualche procura potrebbe seguire per fare un po’ di luce.
Ad esempio, Carlo Calvi è convinto che Pasquale Scotti, detto collier, estradato in Italia quasi un mese fa potrebbe cominciare a parlare.
La sua opinione è diversa da quella dell’ex presidente del tribunale di Napoli, Carlo Alemi, con il quale Il Caudino ha parlato all’inizio di questa inchiesta.
Secondo l’ex pm del rapimento Cirillo, Scotti non parlerà perchè rischia un caffè alla Sindona, riferendosi all’omicidio di Michele Sindona avvelenato in carcere proprio da un caffè. Il figlio del banchiere di Dio, però, fa un altro tipo di ragionamento. Scotti, evaso dall’ospedale di Caserta la vigilia di Natale del 1984, è stato libero negli ultimi 31 anni.
Ha trovato rifugio in Brasile, dove ha una moglie e due figli. Non è abituato al carcere e soprattutto non conosce il regime del 41 bis, in grado di piegare anche i criminali più duri. Proprio per questo potrebbe collaborare. Poi, come avviene con tutti i dichiaranti di giustizia, soprattutto quelli di camorra, le sue parole dovrebbero essere prese con le pinze e seriamente valutate dai magistrati. Calvi immagina che ci siano i presupposti per mettere insieme una inchiesta che raccolga tutti gli elementi che si trovano nei vari casi irrisolti, come quello dell’omicidio del padre, di Madonna o dell’attentato a Rosone. Il filo rosso sangue parte da Licio Gelli, passa per Francesco Pazienza, per la mafia e la camorra, sino ad arrivare alla banda della Magliana ed addirittura all’inchiesta mafia capitale. Ma come è possibile che le storie del libro nero dell’Italia che partono alla metà degli anni settanta arrivino sino a Carminati ed al sacco della capitale. (continua)
Peppino Vaccariello