Reddito di cittadinanza con la Ferrari in garage

Redazione
Reddito di cittadinanza con la Ferrari in garage
Ferrari in garage e vitigni pregiati, ecco i furbastri del reddito in provincia di Avellino

Reddito di cittadinanza con la Ferrari in garage. Percettori o richiedenti l’indennità nel mirino della guardia di finanza, tra loro anche condannati per mafia e imprenditori ‘evasori totali’.

Scoperti dalla guardia di finanza percettori o richiedenti reddito di cittadinanza con auto di lusso in garage e quote societarie da un milione di euro. Uno in particolare, oltre alle quote societarie, faceva parte di una famiglia proprietaria di attività di ristorazione, un immobile e un’imbarcazione da diporto.

Nel garage di un altro sono state invece trovate numerose auto d’epoca di ingente valore quali Ferrari, Bentley, Lamborghini, Rolls-Royce, Cadillac Limousine, Maserati, Jaguar, Mercedes Benz, Pontiac.

Reddito di cittadinanza con la Ferrari in garage

Incrociando i dati con l’Inps, le fiamme gialle del comando provinciale hanno smascherato l’indebita percezione dell’indennità di soggetti decisamente “incompatibili”: condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso, imprenditori edili «evasori totali» e persone che già percepivano la cosiddetta «pensione di invalidità».

Individuati tra gli altri diversi soggetti (uno dei quali titolare di 45 «conti di gioco») vincitori di migliaia di euro. Nel 2020 sono stati un’ ottantina i denunciati dalle fiamme gialle umbre per illecita percezione del reddito di cittadinanza.

Intercettati oltre 700 mila euro indebitamente percepiti e circa 30 mila euro di contributi richiesti e non ancora riscossi. Nelle scorse settimane a Terni i carabinieri avevano denunciato 14 persone.

Tra i percettori di reddito di cittadinanza addirittura un detenuto recluso nel carcere di Sabbione e un imprenditore che si dichiarava “nullatenente”; ma risultato operativo in sette società.

Card. Bassetti, troppi ritardi su occupazione giovani

“Avete scelto un bel titolo per questo incontro che mi permetto di citare come invito all’impegno attivo: ‘Giovani e lavoro. Un cantiere che non ammette ritardi’. È proprio così: sono troppi anni che parliamo della disoccupazione giovanile.

Dobbiamo cercare di chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile e inaugurare un nuovo edificio. Un edificio in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze possano veramente sviluppare la loro personalità e, soprattutto, essere i protagonisti del mondo di oggi e della società del futuro”.

E’ quanto ha affermato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, intervenendo all’incontro promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell’archidiocesi a Compignano di Marsciano.

L’assenza di lavoro

“L’assenza di lavoro (o il suo opposto, l’idolatria del lavoro) svilisce l’animo umano – ha detto ancora il cardinale – e porta molti giovani alla rassegnazione, all’umiliazione e alla perdits di speranza.

Entrando nel merito del rapporto giovani e lavoro, il cardinale Bassetti – riferisce una nota dell’archidiocesi – ha parlato delle vicende lavorative “non moralmente accettabili”, riferendosi, ha detto, “ad esempio, alla pratica dei lunghi tirocini gratuiti.

Oppure ad alcune forme di collaborazione con remunerazioni discutibili; ad alcuni orari di lavoro troppo impegnativi; e infine, nel caso delle donne, a quella sottile condizione di ricatto morale, più o meno esplicita, che si viene a creare in alcune situazioni lavorative in caso di gravidanza”.

“Abbiamo un grande obiettivo che, come avrebbe detto La Pira, è direttamente ispirato dal Vangelo. Costruire un mondo del lavoro – ha auspicato Bassetti – che sappia valorizzare appieno il talento dei nostri giovani; e che possa permettere di armonizzare la vita familiare con quella lavorativa.

Per fare tutto questo, occorre costruire in definitiva una società più giusta. Una società che sappia coniugare lo sviluppo economico del nostro Paese con le legittime aspirazioni dei nostri ragazzi”.