Referendum: per i primi exit poll i “Si” sono in vantaggio

Il Caudino
Referendum: per i primi exit poll i “Si” sono in vantaggio
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Referendum: per i primi exit poll i “Si” sono in vantaggio. E’ quanto emerge dai primi exit poll pubblicati dai principali siti di informazione.

Il “Si” è tra il 60-64 per cento mentre il “No” è al 36-40 per cento. Per altri il “Si” sarebbe oltre il 65 per cento.

Quello sul taglio dei parlamentari è il quarto referendum costituzionale confermativo della storia della Repubblica.

Nei tre precedenti, due volte la legge approvata dal Parlamento senza la maggioranza dei due terzi e’ stata respinta dagli elettori, una sola e’ stata approvata ed e’ diventata legge costituzionale. In base a quanto prevede l’articolo 138 della Costituzione, per il risultato non conta il quorum dei votanti che invece determina la validita’ dei referendum abrogativi.

I precedenti

Il primo e’ quello del 7 ottobre 2001 quando si tiene il referendum per confermare o no la riforma del Titolo V della Carta, approvata dalla maggioranza dell’Unione negli anni dei governo Prodi, D’Alema e Amato.

Passa con il 64,2% di voti favorevoli anche se l’affluenza si ferma poco oltre il 34%. Il secondo caso di referendum confermativo, 25-26 giugno 2006, riguarda la riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi (su ispirazione della Lega di Bossi e con Calderoli ministro delle Riforme).

La cosiddetta ‘devolution’ e’ bocciata con il 61% mentre i votanti raggiungono il 52%. Il 4 dicembre 2016 e’ la volta del terzo referendum costituzionale nella storia repubblicana. La maggioranza dei votanti respinge il disegno di legge costituzionale della riforma Renzi-Boschi, approvata in via definitiva dalla Camera ad aprile 2016; puntava tra l’altro a superare il bicameralismo perfetto ai danni del Senato.

A dire no e’ il 59,11%, contro il 40,89% di si’. I votanti pero’ sono record, quasi il 69%. Prima conseguenza politica le dimissioni del governo Renzi.

Cosa prevede la legge

La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. L’istituto dei senatori a vita e’ conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all’estero. I deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.

L’articolo 138 della Costituzione

Il referendum confermativo per le leggi costituzionali e’ disciplinato dall’articolo 138 della Carta. Serve a sottoporre ai cittadini la riforma votata dal Parlamento, ma puo’ essere richiesto solo se i si’ della Camera e del Senato non superano i due terzi dei componenti dell’assemblea.

Tre sono i modi previsti dalla Costituzione per far partire la macchina referendaria: a chiedere il referendum possono essere 5mila elettori, 5 Consigli regionali oppure da un quinto dei membri di una delle Camere (126 deputati o 64 senatori).

Quorum

A differenza dei referendum abrogativi, per la validita’ del referendum costituzionale non e’ obbligatorio che vada a votare la meta’ piu’ uno degli elettori aventi diritto: la riforma costituzionale sottoposta a referendum non e’ promulgata se non e’ approvata dalla maggioranza dei voti validi, indipendente da quante persone si recano ai seggi.

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