Rotondi, lavori pubblici: quali costi per i conti pubblici?

Redazione
Rotondi, lavori pubblici: quali costi per i conti pubblici?
Rotondi. La imprevista (?) riuscita di molti dei lavori pubblici paesani è garanzia di spese per i cittadini che devono e dovranno sempre più accollarsi i costi di manutenzione non ordinaria.
Una manutenzione che è quindi necessaria non tanto per tenere in efficienza opere che difficilmente potranno essere efficienti: pensate alla pavimentazione della piazza, ai guard rail e ai semafori inutilmente lampeggianti e ai tratti scandalosamente ampliati solo sulla carta della strada per il Santuario, all’impianto fotovoltatico sulla scuola “Pascoli” equivalente ad una ventina di impianti “domestici”, prezzato 163.000€ e di cui l’UTC ignora (non risponde, ergo non sa) se abbia mai reso qualcosa ai rotondesi (oltre che a tecnici e impresa esecutrice), ai lavori cimiteriali avviati (2017) e subito interrotti (progetto con incongruenze scriveva il progettista-direttore dei lavori), poi ripresi con variante al seguito e in corso (2019), ai campetti polivalenti (vecchi) lasciati andare in rovina (e quindi da recuperare) mentre si realizzavano (e si realizzano ancora) i lavori del nuovo imponente impianto intitolato al giudice Borsellino.
Quindi per tutti questi casi (e altro che omettiamo per brevità, ma da sempre abbiamo un particolare pensiero per la Scuola “capoluogo”), la manutenzione straordinaria, e i costi conseguenti, è (sarà) necessaria per ragioni di sicurezza e di decoro, oltre che di efficienza. Insomma, dovremo spendere non tanto per poter percorrere una strada, ma per evitare che si formino rischi, pericoli e danni.
Consideriamo ad esempio la piazza. La pavimentazione, su cui hanno lavorato un folto gruppo di tecnici e imprese dell’appalto e del subappalto, nonostante i lavori continui di sistemazione, mostra in ampi tratti carrabili segni evidentissimi e significativi di cedimenti, instabilità e conseguenti rotture, disconnessioni, disallineamenti e inciampi. Percorrete a piedi  via Casagalli o via Vaccariello o la stessa piazza. Le sigillature sono diffusamente inesistenti o deteriorate e diventano ricettacolo di rifiuti (es. pile) e di ristagno di liquidi. Bello a vedersi? A domanda di quanti e a che titolo (garanzia?) siano gli interventi di riparazione effettuati dalla data del collaudo (giugno 2016, prima del Consiglio Comunale di inizio legislatura), l’ufficio tecnico preferisce non rispondere immaginando forse che la parte di pavimentazione destinata al traffico veicolare è un guaio (tecnico) passato. Le cose non vanno meglio se consideriamo quel che c’è (o non c’è) sotto la pavimentazione. Inutilmente sollecitato dalla minoranza a suo tempo, il cast tecnico e politico, protagonista di questa impresa, si è astenuto dal curare adeguatamente il capitolo “mappatura dei sottoservizi”, cosicché dopo aver scoperchiato e ricoperto una ampia superficie del centro paesano, sappiamo meno di prima su tubazioni, cavi, condotte e cavità sottostanti. Vecchie e nuove. Al punto tale che chi ha tentato di posare nelle scorse settimane la fibra ottica ha incontrato difficoltà enormi (inaspettate o non dichiarate o proprio sconosciute agli addetti ai lavori) per procedere e per usare le tubazioni che – a contribuire all’indecoro pubblico – fuoriescono ad ogni angolo del centro. Costi per i cittadini? Il lettore può immaginare se il poco personale comunale è stato costretto a distogliere tempo da altre incombenze (per i cittadini si immagina) per seguire l’imprevisto di turno. Chi paga questi costi?
Prolissità (necessaria) a parte, chiunque dotato di buonsenso e un minimo di capacità di ragionamento, sa fare il fatidico due più due. Per tenere a bada il precoce deterioramento (usiamo un eufemismo) di tante parti d’opera del salotto buono paesano è servito e servirà impegnare risorse, a partire dalle ore di lavoro della ridottissima compagine amministrativa, per finire ai più ordinari soldi delle tasche pubbliche (lasciamo da parte i costi sociali, sottigliezze per altri contesti).
Un esempio concretamente recente è costituto dai lavori (una somma urgenza “scoppiata” dopo due mesi dall’ordinanza sindacale) per ripristinare la strada per il Santuario chiusa (formalmente, ma tanti non hanno letto l’avviso affisso a barriere distese per terra) per caduta massi. Questi lavori dovrebbero (non abbiamo ancora acquisito atti che danno certezze) essere spesati da fondi comunali (direttamente dalle tasche dei cittadini) e prevedono la posa di altra rete paramassi, che magari poteva starci nell’appalto milionario scorso se gli addetti tecnico-politici dell’epoca avessero evitato i soli semafori inutili (50.000€ tra annessi e connessi).
Beninteso, può sempre arrivare un altro finanziamento UE (soldi che secondo molti dotati di un pensiero “lineare”, ma che non per questo sono necessariamente cialtroni, si trovano per strada e che non sono “dei cittadini” italiani). Un nuovo contributo UE servirebbe a “coprire” almeno in parte le carenze consolidate (apriremo presto il capitolo videosorveglianza) e a consentire ad altri team tecnico/politici di dedicarsi (magari con migliori esiti) al paese.
Ma fino ad allora i costi che la collettività ha dovuto e dovrà sopportare, causati (paradossalmente) degli investimenti da fondi UE, devono essere chiaramente individuati e contabilizzati. Ecco perché il gruppo Terramia chiede di portare in chiaro nel bilancio previsionale 2019-2021 (in rituale enorme ritardo il che significa altri costi per la collettività) le spese non previste (e quindi senza coperture) finalizzati a rimediare alle carenze delle opere pubbliche realizzate e realizzande, quelle che avrebbero dovuto portare sviluppo (e folle di visitatori al Santuario in pulmann gran turismo).
Ai cittadini le riflessioni, a noi, al solito, le azioni conseguenti.
gruppo consiliare Terramia