Rubano auto ma si schiantano su un cancello: morto un 19enne

Redazione
Rubano auto ma si schiantano su un cancello: morto un 19enne
Rubano auto ma si schiantano su un cancello: morto un 19enne

Rubano auto ma si schiantano su un cancello: morto un 19enne. Un 19enne catanese è morto durante la fuga dalla polizia mentre scappava a bordo di un’auto appena rubata con un complice.

Il tragico schianto è avvenuto nella notte ad Aci Catena. Le notizie sull’accaduto sono ancora sommarie. Secondo una prima ricostruzione, la vittima con un complice coetaneo aveva rubato un’automobile ad Acireale.

Ma, i due giovani malviventi sarebbero subito intercettati da una pattuglia della polizia del commissariato acese che si sarebbe immediatamente lanciata, senza alcun indugio, all’inseguimento dei due fuggitivi.

La fuga sarebbe stata rocambolesca con i due giovani che avrebbero commesso numerose infrazioni per non essere catturati. Ma durante una spericolata manovra a folle velocità tra curve, strettoie e vetture in transito, l’incidente.

L’incidente

L’auto rubata si sarebbe schiantata in maniera violenta contro un grosso cancello in ferro battuto in territorio di Aci Catena e più precisamente in via Oliva San Mauro nella frazione San Nicolò.

L’impatto sarebbe stato mortale per un giovane di 19 anni, Paolo Salafia, residente ad Aci Catena, il paese dove forse stavano cercando rifugio i due topi d’auto dopo il furto. Il complice coetaneo è, invece, trasportato in ospedale, ma non sarebbe in pericolo di vita.

Segrega moglie amante e figlie, arrestato a Siracusa

La polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Siracusa nei confronti di un uomo responsabile di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.

Secondo gli agenti della squadra mobile si trattava di un “harem” dato che sotto lo stesso tetto erano costrette a coabitare moglie e amante e quattro figlie, due nate all’interno del matrimonio e due dalla relazione extraconiugale.

All’interno delle mura domestiche c’era un clima di terrore determinato dalla violenza fisica e psicologica che l’uomo, da oltre sette anni, imponeva alla moglie, all’amante e alle quattro figlie minori.

Secondo la polizia le due donne erano costrette a vivere in una condizione di “semi-segregazione”; non potendo uscire di casa se non con il consenso dell’uomo. Per strada potevano camminare solo con il capo chino; in caso contrario a casa sarebbero state aggredite con calci, pugni o con colpi di bastone.

Tutto questo avveniva in presenza delle figlie che spesso subivano lo stesso trattamento che il padre riservava alle madri. Moglie e amante sarebbero costrette a intrattenere rapporti sessuali contro la loro volontà. Le donne sono collocate, con le figlie,in località protetta.