Rubrica Medicina oggi: Superlavoro e ictus

Redazione
Rubrica Medicina oggi: Superlavoro e ictus

Il giornale si arricchisce dell’autorevole firma di Ugo Cioffi, professore di Chirurgia Generale, che oggi comincia la collaborazione con la rubrica settimanale Medicina oggi in uscita ogni sabato. Il Prof. Ugo Cioffi vanta, tra l’altro, numerose pubblicazioni scientifiche, master e un dottorato di ricerca in Fisiopatologia. Ha svolto incarichi di insegnamento o di ricerca presso atenei e istituti di ricerca, esteri e internazionali, di alta qualificazione.

Qualche giorno fa è apparso sulla rivista medica internazionale The Lancet un interessante articolo sulla correlazione tra numero di ore lavorative settimanali e patologie cardiovascolari, quali ictus e coronaropatie.
Secondo la ricerca condotta dal Prof. Mika Kiviniäki – presso lo University College of London (UK) – su un campione di oltre 600.000 lavoratori di ambo i sessi, un lavoro settimanale di 55 ore aumenterebbe il rischio di ictus fino al 33% in più rispetto ad una settimana lavorativa di 35-40 ora al massimo. 
Lo studio, svolto lungo un arco temporale di 8 anni, ha preso in considerazione fattori di rischio quali età, sesso, ipertensione, ipercolesterolemia, fumo, consumo di alcolici, intensità dell’attività fisica e condizioni socio-economiche. Dall’incrocio ed elaborazione dei dati è emerso che più le persone lavorano a lungo più sono a rischio ictus. Nello specifico: una settimana lavorativa compresa tra le 41 e 48 ore aumenta il rischio di tali patologie del 10%, tra le 49 e 54 ore settimanali si sale al 27% di rischio in più per giungere al 33% con 55 ore di lavoro alla settimana. 
Dunque, il superlavoro aumenta il rischio in maniera esponenziale. Secondo gli autori dello studio ciò è imputabile all’aumento dei comportamenti a rischio quali aumento dello stress, maggior sedentarietà, abuso di bevande alcoliche e incremento di cattive abitudini alimentari.
Sarebbe quindi auspicabile lavorare un po’ meno, favorendo magari l’impiego di un maggior numero di persone a fronte della super-concentrazione lavorativa per pochi, e incrementando così il tempo libero a disposizione, così da poter coltivare sane e buone abitudini. Riprendendo le parole di Papa Francesco il lavoro è (e deve rimanere) fondamentale per la dignità di ogni persona, tuttavia non deve essere una fonte di schiavitù che deriva da una concezione economicista ed egoista di profitto. Bisognerebbe dunque rimettere al centro la persona e il bene comune. 
La scienza quindi con questi studi sembrerebbe confermare in maniera indiretta le parole del Santo Padre.

Ugo Cioffi