Sant’Agata de’ Goti: Polo oncologico, una bufala?

Redazione
Sant’Agata de’ Goti: Polo oncologico, una bufala?

E’ stata salutata con la fanfara l’annessione all’Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento del Presidio Ospedaliero “Sant’Alfonso Maria dei Liguori”, che nacque alla fine degli anni novanta, per merito della Giunta Regionale presieduta da Antonio Rastrelli, assessore alla sanità Calabrò, come Pronto Soccorso Attivo della rete dell’emergenza sanitaria regionale, assumendo le funzioni del vecchio “S.Giovanni di Dio”, ubicato nel centro della città.
Il nuovo Presidio Ospedaliero venne ubicato in una zona particolarmente felice, a cavallo delle valli Caudina e Telesina e proprio all’imbocco della strada a scorrimento veloce “Fondovalle Isclero” che conduce a Maddaloni, Caserta e Caianello.
Nel giorno della inaugurazione e conseguente apertura si sprecarono gli elogi di politici nazionali, regionali e locali per la particolarità della struttura che sembrava richiamare le lussuose cliniche svizzere.
La politica, però, della Azienda Sanitaria Locale, successivamente all’apertura, non è riuscita a salvaguardare l’unico suo Presidio esistente sul territorio, forse per le sopraggiunte difficoltà economiche o per un errore di programmazione dei fondi la quale, nella scelta delle priorità, richiedeva coraggio che purtroppo mancò. Così, poco alla volta, si è incominciato a parlare di chiusura o di accorpamento del Presidio, vanificando in tal modo quanto di buono era stato fatto precedentemente. Alle ipotesi di chiusura o riconversione, però, si sono ribellate le popolazioni, costituendo comitati di protesta e di discussione unitamente ai Sindaci, agli amministratori locali e regionali di tutte le forze politiche.
Di recente, per l’attuazione del piano di rientro dei disavanzi del Servizio Sanitario Regionale è stato pubblicato il decreto 7.11.2017 n. 54 del Commissario ad acta il quale dispone: “a far  data dal 1 gennaio 2018 il presidio  Sant’Alfonso … sarà annesso all’Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento, al fine dell’istituzione di un polo oncologico presso il presidio Sant’Alfonso, garantendo, nel contempo, la presenza di un punto di primo intervento”, in sigla PPI.
Le lettera del decreto, per evitare  confusioni, merita qualche precisazione. La prima è che esso contiene un ordine che fa nascere nel destinatario l’obbligo di esecuzione, ma non istituisce formalmente, contrariamente a quanto qualcuno va affermando, il polo oncologico presso il presidio santagatese. Non corrisponde alla lettera, perciò, l’affermazione: “il decreto 54/2017 ha istituito il Polo Oncologico nel “Sant’Alfonso”, come ha scritto un amministratore comunale in una nota diffusa attraverso organi di stampa.
Il decreto, invece, dispone: primo l’annessione dal 1 gennaio 2018 del S. Alfonso all’Azienda ospedaliera Rummo, con tutti i beni mobili ed immobili, comprese le attrezzature. Secondo: dalla stessa data le funzioni del presidio santagatese sono trasferite al Rummo, con la conseguente chiusura dell’attuale Pronto Soccorso, al posto del quale è previsto un semplice ed inutile punto di primo intervento, in sigla PPI.
La nota positiva dell’intera vicenda è l’ordine di istituire nel presidio S. Alfonso un Polo oncologico, per il quale occorre, però, adottare l’atto costitutivo, che deve fissare la data di attivazione del servizio ed  il personale ad esso assegnato.
Il decreto 54, però, non dice se l’adozione dell’atto spetti al Commissario ad acta o al Direttore generale del Rummo, né indica il giorno, il mese e l’anno entro il quale il polo oncologico debba entrare in funzione. Sono due nodi che devono essere sciolti subito, per evitare il rischio che il polo oncologico finisca per allungare l’elenco delle tante promesse tradite, aggiungendo al danno della perdita della funzione ospedaliera la beffa della perdita di una ricchezza con una sfumatura di burro politico.

Pietro Farina