Sant’Agata dei Goti: qui riposano i corpi, l’altare di San Menna
Sant’Agata dei Goti: qui riposano i corpi, l’altare di San Menna . E poi accade qualcosa che non ti aspetti. Nel rumore bianco dell’effimero un tanto al chilo, reso passerella a corredo dei non pochi patimenti egotici che affliggono i velleitari in servizio permanente attivo di questa nostra non pregevole contemporaneità, pure si segnala qualcosa di serio e che merita la nostra attenzione.
La ricostituzione dell’antico altare
Lo scorso 11 novembre è stato presentato a Sant’Agata dei Goti la ricostituzione dell’antico altare della chiesa di San Menna, uno degli episodi più insigni del romanico in Italia meridionale.
Sotto la direzione della Soprintendenza di Caserta e Benevento, sono state ricomposte le tre lastre lapidee con il pregevole paliotto marmoreo, restituendo l’originaria unità formale dell’altare che già Emile Bertaux aveva documentato nel noto disegno pubblicato in Napoli Nobilissima nel 1896.
L’altare risulta in quel momento ancora incapsulato nelle superfetazioni barocche che hanno dissimulato le strutture romaniche dell’intero edificio almeno fino agli anni Cinquanta del Novecento. Ma proprio in questo periodo avviene un paradosso davvero sorprendente.
Presumibilmente nell’ambito dei lavori di restauro della metà di quel decennio, quando pure sono state rimosse tutte le strutture barocche che avevano nascosto quelle romaniche per circa duecento anni, l’altare viene rimosso, lasciando il solo paliotto, e le lastre lapidee che lo completavano poste rocambolescamente nel giardino della chiesa.
Un piccolo enigma dentro un grande paradosso che potrebbe essere spiegato con la considerazione secondo cui al tempo è stato ritenuto di dover privilegiare la tutela del pavimento absidale messo a repentaglio dalla pretesa pesantezza del complesso dell’altare.
L’importanza di don Franco Iannotta
Grazie alla attenzione e alla presenza costante di don Franco Iannotta, che per decenni è stato efficace artefice della custodia dell’Annunziata e di San Menna, grazie alla cura degli studi di Ruggero Longo, Giuseppe Romagnoli e Manuela Gianandrea, è stato possibile rinvenire i frammenti dell’altare i quali dopo un restauro attento sono stati riposti in situ.
Ma c’è di più. Sempre nel giardino della chiesa sono stati rinvenuti altri frammenti lapidei. Lacerti di lastre in un primo momento di difficile lettura, ipotizzate come parti della struttura dell’ambone andato perduto.
Don Franco Iannotta aveva in passato recuperato e conservato un frammento concavo di superficie liscia il quale, messo in correlazione con i rinvenimenti recenti, tra cui una lastra lapidea bifacciale e una iscrizione opistografa, ha portato alla individuazione definitiva dell’ossario che ha custodito per secoli le attribuite spoglie di San Brizio e successivamente di San Menna.