Sesso in chat con minorenne: arrestati la madre e un prete
Sesso in chat con minorenne: arrestati la madre e un prete. Prostituzione minorile. È questa la pesantissima accusa rivolta a un sacerdote di 63 anni e a una donna di 51.
Quest’ultima, stando a quanto accertato da un’indagine coordinata dalla Procura di Palermo, avrebbe fatto in modo che il figlio minorenne – previo pagamento di una somma di denaro – si collegasse in videochat per compiere atti sessuali col prete e inviargli foto e filmati espliciti.
l parroco esercita il ministero in provincia di Perugia, ma è originario della Sicilia e si trova ora nel carcere di Spoleto, in Umbria. La donna è, invece, sottoposta agli arresti domiciliari a Termini Imerese.
Svariate videochiamate
Secondo quanto accertato dagli investigatori, coordinati dalla Procura di Palermo, le videochiamate a sfondo sessuale sarebbero svariate e avrebbero visto il coinvolgimento anche di altri bambini o ragazzini.
Una di queste storie riguarda proprio la donna di 51 anni che, in alcune occasioni, avrebbe anche accettato del denaro per permettere che il figlio incontrasse, seppure a distanza e dietro uno schermo, il sacerdote che risiede in Umbria.
Sesso in chat con minorenne: arrestati la madre e un prete
Tanti i dettagli da ricostruire ma i carabinieri della compagnia di Termini Imerese e gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sulla vicenda. Non è chiaro, tra le altre cose, a quale periodo si riferiscano le indagini.
Inoltre, chi abbia denunciato per primo questa incredibile storia, quanto vasta sia l’inchiesta, che rapporto ci fosse tra la donna e l’uomo di chiesa e come si siano conosciuti.
Furti di auto e moto nel Palermitano, 7 arresti
La base operativa era il quartiere Brancaccio. Da qui i componenti di una banda sarebbero partiti per rubare auto e moto in mezza provincia di Palermo. I carabinieri della compagnia di Misilmeri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare.
L’ordinanza è emessa dal gip di Termini Imerese nei confronti di 10 palermitani accusati a vario titolo di associazione per delinquere per commettere furti, rapine, ricettazione, riciclaggio ed estorsione con il metodo del cavallo di ritorno.
Due sono finiti in carcere, cinque ai domiciliari e tre hanno l’obbligo di presentazione alla Pg. Le indagini dell’operazione si sono sviluppate tra febbraio e luglio del 2019. Obiettivo principale della banda era il furto di auto, motocicli, ciclomotori che erano poi utilizzati per furti o rapine.
Alcuni mezzi venivano smontati per rivenderne i pezzi per ricambi e in altri casi la banda chiedeva soldi per restituire il furgone, l’auto o la moto rubati. La banda utilizzava mezzi rubati per compiere reati.
I componenti dell’organizzazione agivano sempre a volto coperto, con fasciacollo o felpe con cappucci per non essere riconosciuti nei filmati ripresi dai sistemi di videosorveglianza nel territorio.
Sono individuati i vertici e i gregari dell’associazione, che operavano nella provincia di Palermo, e sono stati recuperati numerosi veicoli; che sono restituiti ai proprietari.