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Ti Spiazzo in Due: in amore nessun contrappasso

Pubblicato il 20 Aprile 2014 - 21:52

Ti Spiazzo in Due: in amore nessun contrappasso

Nuova puntata della rubrica dedicata ai cuori infranti caudini: se vuoi parlare con Rosaria, manda una mail a: info@89.36.209.42

Cara Rosaria,
per motivi ancora oggi, a distanza di cinque mesi, a me non chiari, ho chiuso un fidanzamento di circa due anni. La mia sensazione è che lui abbia applicato la cosiddetta legge del contrappasso e che abbia fatto a, me ciò che era stato fatto a lui dalla sua ex. Come capire se ho ragione?

(P., Montesarchio, 26 anni)

Carissima P.,
se ho ben inteso, a Suo dire, il Suo ex La avrebbe lasciata senza una ragione, riservandoLe lo stesso trattamento di cui il medesimo era stato vittima, a chiusura di una precedente relazione.
Le confesso che, in prima lettura, ho sentito di poter escludere a priori l’avvenuta applicazione della “legge del contrappasso” da Lei citata, se non altro perché “contrappasso” (dal latino contra patior), letteralmente, significa “soffrire il contrario” (ricorderà, all’uopo, che i dannati ed i penitenti dell’”Inferno” e del “Purgatorio” danteschi espiano pene “contrarie” alle sofferenze che hanno inflitto in vita; cito, ex pluribus, il superbo Umberto Aldobrandeschi, costretto a tenere il capo eternamente chino dal peso di un masso sulla cervice, o gli ignavi, costretti a rincorrere senza sosta un vessillo bianco…). Poi, però, ripensandoci, mi è tornato in mente che lo stesso Dante applica la legge in parola non solo per “contrario”, ma anche per “analogia”, (ricordo, ad esempio, i lussuriosi, tormentati da una incessante bufera…). Ed ancora, ho riflettuto sulla teoria criminologica che vuole i carnefici ed i violenti vittime precedenti dei medesimi comportamenti da essi attuati.
Non di meno, anche dopo questa riflessione, non scomoderei né Dante né la criminologia, e Le consiglierei di accendere un cero su questo pensiero “malsano” ove applicato ad una relazione in fase “patologica”. E questo, per due ordini di motivi: 1. Mi sembra che, in tal modo, Lei finisca per giustificare il comportamento irresponsabile (sic et simpliciter) del suo ex, nobilitandone la natura con teorie affascinanti, ma impertinenti. Le fa male, a mio avviso, questo afflato indulgente, perché meritano comprensione solo le persone che conoscono ed applicano la regola del “più soffriamo, e meno lo rivendichiamo”; 2. Non è bene che, anche nel ricordo, e per quanto finita, una storia, che dovrebbe essere solo “Sua e del Suo ex”, sia sporcata dalla presenza (vera o ipotizzata) di un’altra persona. Purtroppo, alle volte, è più facile addebitare ad un terzo incomodo responsabilità che sono solo nostre e di chi amiamo. Credo, infatti, che l’accettazione corretta dei nostri ruoli sia l’unica strada percorribile per vivere serenamente un rapporto, sia in fase fisiologica che nella fase del tramonto.

Rosaria Ruggiero

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