Un fiore alle donne in fuga, il fiore della speranza
Un fiore alle donne in fuga, il fiore della speranza. I doganieri regalano a tutte le donne che passano la frontiera un fiore. Questa immagine ci sembra la più bella per celebrare oggi l’Otto Marzo, festa delle donne. Succede a Siret, un punto che separa l’Ucraina dalla Romania.
Il passaggio alla frontiera
A passare la frontiera, a cercare scampo sono donne ed i loro bimbi. I padri restano a combattere, a contrastare l’avanzata russa. Il gesto dei doganieri rumeni accende una luce di speranza nel buio che continua ad avvolgere il nostro mondo.
Donne in fuga dalla guerra, come le ucraine e le loro sorelle di tanti conflitti dimenticati, e donne che restano vittime di una guerra che nessuno ha mai dichiarato e che continua, quotidianamente, fare vittime su vittime.
Donne violentate, picchiate, umiliate , donne uccise e la morte arriva da chi le dovrebbe proteggere e tutelare. Il rosario di queste vittime diventa sempre più lungo perché leggi e forze dell’ordine non riescono a fermare queste mani assassine.
Occorre una rivoluzione culturale, che parta dai bimbi in fasce sino a giungere agli uomini maturi ed anche anziani. Solo con un’educazione attenta all’altro sesso, alla diversità, ma anche ai sentimenti, si potrà iniziare a respingere questo nemico che si presenta sotto forma di una cieca bestialità.
Le donne lo fanno meglio
Altro discorso ancora riguarda la progressiva e sacrosanta marcia delle donne verso posti di prima responsabilità. Poche settimane fa, il nostro paese ha perso l’occasione di eleggere una donna alla presidenza della repubblica- Così come, aspettiamo l’ingresso a palazzo Chigi di una donna presidente del consiglio.
Ma nonostante i mille ostacoli sul loro cammino, si colorano di rosa sempre più caselle di assoluta responsabilità e si scopre così che le donne lo fanno veramente meglio degli uomini. Svolgono qualsiasi tipo di responsabilità con una visione diversa e più umana. Solo loro possono davvero cambiare il mondo. Viva le donne , quelle che soffrono e quelle che lottano per non far soffrire più le loro sorelle e viva l’otto marzo.