Una Valle piena di voci
Non ho simpatia per la gente che dice di voler scappare dalla città, per godersi il silenzio della Valle Caudina. Silenzio? Ma quale silenzio? Il mio Paese è un insieme di “voci”. Forse, è anche qualcos’altro; ma poco altro davvero.
Voci corali, armoniose; e, qualche volta, voci fuori dal coro. Voci di protesta, di dissenso; voci stonate, ma agevolmente accordabili come i tasti di un vecchio piano.
Voci di venditori ambulanti di fiori “po’ salott’ e’ p’a cucin”; voci di bambini che giocano felici nei campo-scuola estivi, e voci di mamme pettegole, rigorosamente munite di merendine industriali.
Voci espressione di vivace pluralismo, (“poco studio e tanto fiato!”), barricate in blocchi monolitici inscalfibili ed inidonei al confronto, perché a volte l’osservatorio degli incompetenti è la più spontanea voce del pluralismo; e voci “corpose”, “taglienti”, capaci di fendere il nulla, autorevoli quanto inascoltate.
E voci flebili, voci di paura, voci di povertà, di dolore e di dignità, così silenziose e sommesse, che nessuno le sente più. E poi voci futili, voci che uccidono, voci di calunnia e di ignoranza; voci di popolo, che non sono mai “voce di Dio”; e voci protese all’autocelebrazione, alla declaratoria di una propria presunta onestà ( il che, già di per sé, è spocchia e null’altro), credibili quanto la carica estiva del luglio corrente.
E voce del vento, voci dei torrenti che si esercitano a far “la voce grossa”, e voci di millemille piogge, sopra ombrelli bucati; e voce dei silenzi, acuta, penetrante da restare dentro.
Succede, alle volte, che, tra tante voci, uno si confonda un po’. Ma meno male che si sentono, anche quando sembra che il talento vocale dei caudini sia penalizzato da una musica non adatta alla loro espressività.
In fin dei conti, può darsi si stia aspettando che cambi la musica.
Rosaria Ruggiero
gentedistratta.it