Valle Caudina, Casale ricorda Sibilia
Valle Caudina. Se è vero, come canta Francesco De Gregori, che un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia, da cosa si giudica un presidente di una squadra di calcio? Probabilmente, dal grande dolore che accompagna la sua scomparsa. Ed oggi, un cordoglio sincero ha scosso tutto il mondo calcistico italiano, per la scomparsa del commendatore, Antonio Sibilia. Un dolore forte anche per la Valle Caudina irpina che ha sempre visto nell’Avellino, o meglio nell’Avellino di Sibilia, la squadra del cuore. Ma con un caudino in particolare, don Antonio ha avuto un forte legame, legame contraddistinto anche da vibranti polemiche, ma condito sempre da un rispetto di fondo. Stiamo parlando di Pasquale Casale che lo ha avuto presidente sia da calciatore che da allenatore. Sibilia prese dal Napoli l’allora giovanissima promessa del calcio cervinarese. Non solo fu lui ad imporre all’allenatore Rino Marchesi di schierarlo con il numero 10, nella partita Avellino-Verona. Una gara storica perché fu la prima vinta dai lupi in serie A per due reti a zero, contro gli scaligeri, nella stagione 1978/79. Sibilia aveva visto l’impegno profuso da Casale in un allenamento a Mercogliano, contro l’Hirpinia ed aveva imposto a Marchesi di schierarlo in campo. Casale ricambiò giocando, a soli 18 anni, una gara superba. Dopo quel campionato, le loro strade si sono divise. Quando Casale è tornato, da giocatore affermato, a vestire la casacca bianco verde, il commendatore aveva dovuto lasciare la presidenza per problemi con la giustizia. Ma, sedici anni dopo il loro primo incontro, il patron chiama Casale, giovane allenatore che ha già fatto bene ad Ischia, in serie C, a guidare la Primavera dell’Avellino, che lui l’anno prima ha riacquistato dalla Bonatti. Sibilia ha sempre puntato molto su i giovani, ma in quel campionato la Primavera sta andando malissimo. Decide, quindi, di scommettere su Casale che fa benissimo, tanto che in molti pensavano che quello dovesse essere il trampolino per la prima squadra, ma non fu così. I bianco verdi, nel campionato successivo, però, rischiano la retrocessione in C due, ed allora, ancora una volta, il commendatore si rivolge a Casale che salva i lupi. A differenza di quello che hanno sostenuto tanti altri allenatori, il mister caudino si è sempre trovato bene con Sibilia. Come presidente voleva sapere tutto e lui lo accontentava, ma poi nutriva il massimo rispetto per le sue scelte da tecnico. Le rispettava e le difendeva. Un uomo di altri tempi, un uomo di calcio, legato alla maglia e a dei valori. Tra i tanti aneddoti che mister Casale ci ha rivelato, probabilmente, questo da il senso vero del patron scomparso. Un giorno, Casale decise di relegare in panchina uno dei giovani calciatori più validi. Naturalmente, Sibilia, contrariato, gli chiese il motivo e l’allenatore rispose che lui stesso quando gli aveva affidato la squadra aveva chiesto di far diventare uomini quei giovani. E Casale proprio quello stava facendo. Sibilia annuì e gli chiese di andare avanti.
Peppino Vaccariello