Valle Caudina: Come volevasi dimostrare

Redazione

Valle Caudina: Come volevasi dimostrare. Spiace dover confermare qualcosa che si sperava essere un eccesso di pessimismo. Spiace molto. Si sperava. Certo, una speranza debole, ma si sperava.

Sono trascorsi tre giorni dalla «processione straordinaria» della madonna nera di Moiano, e il tanto annunciato manto nero «per le mamme che piangono i figli» è però improvvisamente scomparso. Forse che le mamme abbiano esaurito le lacrime?

Forse una notte segnata da grande travaglio teologico? Forse la scoperta di un daltonismo incipiente? Non è dato sapere, anche perché è tempo ormai come in queste contrade non si sia più abituati a porsi (e porre) domande.

Quale che sia la soluzione di questo enigma a colori, sono stati confermati invece tutti i timori paventati lo scorso sabato. Una madonna mestamente trasportata su d’un veicolo scoperto. La «processione straordinaria» avrebbe potuto, e dovuto, prevedere a tale riguardo soluzioni di sicurezza altrettanto straordinarie.

Che purtroppo non si sono viste. Come era stato previsto, sollecitazioni pericolose e inutili a ogni movimento del veicolo. E ancora qualcuno si stupisce fosse così difficile immaginarlo? Senza particolari accorgimenti per le condizioni meteorologiche non favorevoli, neanche una tettoia, solo fogli di cellophane nel caso di pioggia.

Questo per non dire della escursione termica cui è stata sottoposta la statua considerando la diversità climatica rispetto a un mese come settembre. Misure di sicurezza, quindi, ben poco straordinarie. Straordinaria è stata tuttavia la presenza della cassetta per la raccolta delle offerte.

Quanto opportuna è la raccolta di offerte nell’ambito di una processione definita penitenziale? I moianesi, da sempre legati alla loro madonna non avranno fatto certo mancare il loro danaro (e chi ha il compito di gestirlo siamo certi saprà darne ampia informazione, come avvenuto fin qui mediante l’aiuto di parrocchiani di fiducia, che sempre hanno coadiuvato i parroci nelle operazioni di contabilità);

Ma sarebbe accaduto altrettanto se in processione vi fosse stata la presenza di un crocefisso o di una Addolorata come pure avrebbe dovuto essere? Non lo sapremo mai, in compenso però sappiamo ora dove sia andata a finire la penitenza.

Inutile prendersi in giro, inutile illudersi, inutile illudere. Comprendo, ma non giustifico, i mestatori e i trombettieri della propaganda locale, essi hanno evidentemente interessi da tutelare. È legittimo avere interessi (purché beninteso non confliggenti con l’interesse collettivo), ma è altrettanto legittima la libertà – e il dovere – di dire i fatti per come realmente si sono svolti.

E dunque stando ai trombettieri, la partecipazione della comunità sarebbe stata totale, unanime, compatta e inquadrata per due. Naturalmente è vero l’esatto contrario, e molti lo sanno. Il dato che emerge inconfutabile è che la popolazione di Moiano non ha di fatto aderito a questa iniziativa. E non ha aderito perché non l’ha accolta, e non l’ha accolta perché era estranea alla sensibilità e all’istinto di una società che da secoli trova il proprio cardine emotivo nell’otto settembre.

Non ha accolto questa «processione straordinaria» perché semplicemente non le apparteneva. Non era straordinaria, era semplicemente sbagliata. E buona parte della comunità ha d’altro canto capito molto bene l’intento pretestuoso che era alla base di questa strana idea, e l’ha mostrato con sufficiente chiarezza.

Pur mantenendo intatti i segni del legame con l’immagine della madonna nera, molti moianesi hanno manifestato come si possa perfettamente essere concordi con una grande storia e allo stesso tempo manifestare i segni di una perplessità, quando non di una sostanziale sfiducia riguardo chi, questa storia, dovrebbe cercare di capirla.

Non dico di amarla necessariamente, ma perlomeno di capirla e di rispettarla. Comporta un così immane sforzo cercare di farlo? È così delittuoso attendersi questo?
A Luzzano, poi, tutto questo ha assunto il tono della desolazione.

Circa un centinaio di volenterosi convenuti in Piazza San Nicola, qualche fiore giallo, parole di circostanza, foto ricordo di gruppo, nient’altro che un’accoglienza cortese. Assoluta mancanza di afflato, non dico religioso, ma di mero sentimento popolare.

E non era anche questo agevolmente prevedibile? Il ruolo centrale della devozione e della risonanza di questa madonna nera in tutto il comprensorio caudino, non avrebbe meritato riflessioni più ponderate, attente, rispettose, le quali avrebbero facilmente condotto ad altre decisioni?

La religiosità popolare è un tema serio, pone questioni molto complesse e delicate. E che vanno quindi affrontate con strumenti culturali adeguati. Non si tratta mica di un giardino privato in cui lasciar scorrazzare le velleità parateatrali di qualche teologo sbarazzino oppure di qualche aspirante zelota, abusivo della intelligenza e abusante della pazienza.

Di questo passo, e con questo tipo di approccio, il rischio serio che si corre è la banalizzazione di un culto antico e importante, il rischio del suo progressivo prosciugamento, impoverimento, il rischio della sua progressiva desertificazione. Non so dire se sia la risultante di una cattiva volontà, se sia il frutto di insipienza o entrambe le cose.

Ma di certo c’è che se non si corre ai ripari questa è la sorte che attende Santa Maria di Moiano. È davvero questo ciò che si vuole? Possibile non si capisca che quanto si cerca di porre è un problema di metodo e di merito? Possibile non si capisca conseguentemente come si tratti di questioni generali e non di carattere personale?

Moderatamente pessimista, auspico come il parroco pro tempore voglia in futuro usare la somma cortesia di astenersi da decisioni avventate, non adeguatamente meditate in ordine al tema che ho esposto, magari dotandosi di consiglieri più avveduti e meno improvvisati. Non dovrebbe essere così complicato, basterebbe solo chiedere. Chiedere, seguendo la pazienza e l’umiltà, non è mai tempo perso, non è certo cessione di orgoglio. A ben vedere è invece tempo sottratto all’errore. Ed è utile, a tutti.

Giacomo Porrino