Valle Caudina: Il fiume Isclero fiume della vita, anzi in fin di vita

Redazione
Valle Caudina: Il fiume Isclero fiume della vita, anzi in fin di vita

Riceviamo da Giuseppe Mainolfi del Gruppo consiliare di Rotondi Terramia e Pubblichiamo

“Sabato 24 novembre, giorno dopo l’anniversario del terremoto, un terremoto c’è stato, cittadini di quasi tutti i comuni della valle caudina, si sono ritrovati a discutere dei problemi ambientali della valle e più precisamente, dei problemi che affliggono l’unico ricettore delle acque, il fiume Isclero/Carmignano.
Lasciando perdere, per adesso, l’euforia per l’eccezionale affluenza che ha caratterizzato la manifestazione, resta il rammarico dell’assenza totale dei sindaci della valle, seppure invitati formalmente.
Dai numerosi interventi, è risultato evidente, anche con dati pubblicati dell’ARPAC, che la qualità dell’acqua del fiume Isclero nel tratto caudino, è scarsa nella maggior parte del corso, e pessima nel tratto che attraversa i comuni di Paolisi ed Airola.
Il tratto del fiume che attraversa il comune di Rotondi, pur non essendo controllato analiticamente, risulta scadente all’aspetto e all’odore.
Molti degli interventi, hanno evidenziato gravi carenze sullo stato di manutenzione delle reti fognarie e, in molti casi, del cattivo funzionamento degli impianti di depurazione comunali.
Testimonianze hanno evidenziato la presenza di scarichi irregolari nei comuni di Paolisi e di Airola, venuti alla luce a seguito dell’attività di pulizia dell’alveo, eseguita dall’amministrazione provinciale di Benevento.
Dall’analisi dei dati, seppure limitati a poche parti del fiume, risulta che la pessima qualità dell’acqua, era già nota da almeno 15 anni e non risulta che le amministrazioni locali, abbiano attivato iniziative per risolvere o quantomeno limitare il protrarsi di tale condizione.
Ormai la classe dirigente della valle è diventata oligarchica, che applica i sistemi democratici di rappresentanza popolare, solo nel periodo strettamente necessario alla campagna elettorale, ne è prova il ricorso all’associazionismo a cui i cittadini ricorrono per denunciare quello che, in condizioni normali, dovrebbe essere una primaria preoccupazione degli amministratori.
In questa situazione, risulta poco comprensibile il comunicato stampa della Città Caudina, nel quale si auspicava la creazione di condizioni di sviluppo della filiera agricola con il rilancio della produzione biologica da esportare come esempio nei mercati italiani e oltre, come se la Città Caudina non fosse formata dagli stessi sindaci che, per anni, hanno ignorato lo stato di abbandono del fiume e quindi del territorio che questo lambisce.
Per concludere, prendo in prestito una parte di uno articolo della dottoressa Natalia De Vito, agronoma, che in una sua riflessione sintetizza un concetto che è stato più volte sottolineato nel convegno e cioè:
“E’ fuor di dubbio l’importanza che la promozione del territorio sta assumendo in tutti i Comuni della Provincia di Avellino che, a mio parere, cercano di creare condizioni di sviluppo anche attraverso l’esaltazione di valori autentici dettati dalla necessità di un’offerta sempre più adeguata nei servizi a sostegno del turismo e da un territorio dalle risorse ambientali straordinarie.”, se avessero accettato, l’invito avrebbero avuto l’occasione di condividere la bontà del pensiero della professionista.
A conclusione della manifestazione è apparso evidente il desiderio e la necessità di sollecitare, attraverso l’aggregazione dei cittadini in comitati, le amministrazioni ad attivare tutti i controlli necessari per riportare la condizione del fiume allo stato originale, tale da rappresentare una risorsa per lo sviluppo sociale ed economico e non un veicolo di degrado.”