Valle Caudina: i 60 anni della Cinquecento
Valle Caudina. Costava 465mila lire, mentre un impiegato ne guadagnava circa 60mila al mese. Aveva una forma tondeggiante, sembrava un baccello materno, per guidarla era necessario imparare la “doppietta” che non era una carabina. Stiamo parlando della 500 che, in questi giorni compie i primi sessanta anni.
Nell’estate del 1957, dagli stabilimenti della Fiat di Torino, usciva questa vettura che non era solo un’auto, ma, nel giro di pochissimi mesi, era diventata un modo di vivere, una bandiera per le giovani generazioni, un sinonimo di libertà. Il modello è stato disegnato dall’ingegnere Dante Giacosa ed ha rivoluzionato il costume italiano.
Gianni Morandi cantava che se la sarebbe fatta dare dal papà per passare una domenica solo con lei, mentre il paese andava incontro al boom economico e le distanze si accorciavano. Sembra impossibile, ma quell’abitacolo poteva contenere anche cinque passeggeri, come si potessero sistemare non è dato sapere.
A Cervinara, narra la leggenda che, una volta, l’intera banda Monetti avesse trovato posto nella mini vettura, un banda composta da ben dieci elementi. La 500 fu fermata per un controllo ed il maresciallo quando li vide scendere uno ad uno, dichiarò che non li avrebbe multati se fossero riusciti a risalire e a trovare posto. E, almeno secondo quanto si narra, così fu. Da notare che c’erano anche gli strumenti, compresi la grancassa.
500 voleva dire, finalmente, anche andare al mare, percorrere le strade e le autostrade sino al luogo delle vacanze, magari conoscendo anche una bionda dagli occhi azzurri di cui si sarebbe favoleggiato per tutto l’inverno. La 500 era anche un’alcova, il luogo dove, finalmente, gli innamorati si potevano scambiare le prime effusioni, lontani dagli occhi severi dei genitori e della miriade di parenti.
500 significava partire alla scoperta del mondo, quando non bastava certo un click per potere scoprire le meraviglie del creato. Anche oggi, quando sono trascorsi 60 anni, si guarda ammirati quella vettura, che ha rappresentato il sogno italiano. La prime auto uscirono dallo stabilimento Fiat quando la seconda guerra mondiale era finita da appena dodici anni, ma c’era una voglia incredibile di ricostruire, ma soprattutto di vivere, di cantare e di ballare. Quella minuscola vettura ha rappresentato tanto, ma oggi, la “doppietta” non la impara più nessuno.
Nell’estate del 1957, dagli stabilimenti della Fiat di Torino, usciva questa vettura che non era solo un’auto, ma, nel giro di pochissimi mesi, era diventata un modo di vivere, una bandiera per le giovani generazioni, un sinonimo di libertà. Il modello è stato disegnato dall’ingegnere Dante Giacosa ed ha rivoluzionato il costume italiano.
Gianni Morandi cantava che se la sarebbe fatta dare dal papà per passare una domenica solo con lei, mentre il paese andava incontro al boom economico e le distanze si accorciavano. Sembra impossibile, ma quell’abitacolo poteva contenere anche cinque passeggeri, come si potessero sistemare non è dato sapere.
A Cervinara, narra la leggenda che, una volta, l’intera banda Monetti avesse trovato posto nella mini vettura, un banda composta da ben dieci elementi. La 500 fu fermata per un controllo ed il maresciallo quando li vide scendere uno ad uno, dichiarò che non li avrebbe multati se fossero riusciti a risalire e a trovare posto. E, almeno secondo quanto si narra, così fu. Da notare che c’erano anche gli strumenti, compresi la grancassa.
500 voleva dire, finalmente, anche andare al mare, percorrere le strade e le autostrade sino al luogo delle vacanze, magari conoscendo anche una bionda dagli occhi azzurri di cui si sarebbe favoleggiato per tutto l’inverno. La 500 era anche un’alcova, il luogo dove, finalmente, gli innamorati si potevano scambiare le prime effusioni, lontani dagli occhi severi dei genitori e della miriade di parenti.
500 significava partire alla scoperta del mondo, quando non bastava certo un click per potere scoprire le meraviglie del creato. Anche oggi, quando sono trascorsi 60 anni, si guarda ammirati quella vettura, che ha rappresentato il sogno italiano. La prime auto uscirono dallo stabilimento Fiat quando la seconda guerra mondiale era finita da appena dodici anni, ma c’era una voglia incredibile di ricostruire, ma soprattutto di vivere, di cantare e di ballare. Quella minuscola vettura ha rappresentato tanto, ma oggi, la “doppietta” non la impara più nessuno.