Valle Caudina: l’agente ucciso a Trieste e l’amico cervinarese Magnotta
Cervinara. ” Se quel giorno “Giggino” non si fosse fatto male al ginocchio, forse sarebbe rimasto nella Guardia Costiera ed oggi sarebbe ancora vivo. Non si può morire così giovani,è straziante. Noi tutti abbiamo perso un fratello d’armi ed io ho perso un amico, una persona solare con tanta voglia di vivere ed un amore immenso per il mare”.
Agente morto
Giggino è Pierluigi Rotta, l’agente scelto della Polizia di Stato, ucciso ieri pomeriggio a Trieste con il collega Matteo De Menego. A ricordarlo è il cervinarese Angelo Magnotta, sottocapo della Guardia Costiera, in servizio presso la Capitaneria di porto di Ischia.
Guardia Costiera
Prima di superare il concorso nella Polizia di Stato, sette anni fa, Pierluigi Rotta era stato in ferma presso la Guardia Costiera, per ben tre anni, ed era stato destinato proprio ad Ischia. Angelo lo ha conosciuto bene e i due sono diventati amici. Chi non ha mai indossato una divisa non può sapere il legame di fratellanza che si crea con i compagni. Si divide tutto, le ore liete, la tensione ed anche la paura.
Terzino
“Giggino era un terzino destro formidabile, ricorda il sottocapo cervinarese. Quando organizzavamo delle partite di calcio, era uno dei giocatori più contesi. Era un ragazzo serio che si impegnava nei suoi compiti ed indossava con onore e orgoglio la divisa”.
Addio
Prima di entrare in polizia, per seguire le orme paterne, Pierluigi Rotta aveva tentato di essere confermato anche nella Guardia Costiera.” Durante una di quelle partite, però, ricorda Magnotta, si fece male al ginocchio e non poté superare le visite mediche. Se le avesse superate, forse non sarebbe entrato in polizia ed oggi sarebbe ancora vivo. La mia, però, è solo un’ipotesi perchè Giggino era figlio d’arte, il papà è stato un poliziotto. Forse se anche avesse superato il concorso nella Guardia Costiera, sarebbe entrato lo stesso in Polizia. Ma la sua morte è assurda, noi tutti alla Capitaneria di Ischia siamo rimasti schiacciati da dolore. Io, conclude Angelo Magnotta, non ci volevo credere. Lo rivedo ancora che recupera un pallone sulla fascia destra e fa risalire tutta la squadra. Addio Giggino, amico mio, non ti dimenticherò mai”.