Valle Caudina: l’ambiguo disegno di Biancardi, capo di Palazzo Caracciolo

Redazione
Valle Caudina: l’ambiguo disegno di Biancardi, capo di Palazzo Caracciolo

Pubblichiamo un estratto dell’articolo di Gianni Raviele pubblicato sul numero di Luglio/Agosto del nostro mensile.

“… Mimì Ferrari cantava “O vascio”, “cassaforte” “o signore co’ mbrello”. Ma il suo pezzo straordinario, l’acme dell’interpretazione, la raggiungeva con “Aumme aumme”.
Cosa volesse dire questo lemme, che mondo svelasse, che stile di vita rivelasse, non si capiva di primo acchito. La scoperta la si faceva lungo il ritornello, con gli ammiccamenti sonori, le sottolineature fraseologiche dell’interprete.
“Aumme – aumme” fotografava un universo di penombre, di silenzi cavi e di movimenti stortignaccoli e furtivi. E a rafforzare questa sensazione contribuiva l’immagine icastica che l’azione avveniva di soppiatto, obliqua, greve. “A pere ‘e chiumme”, cioè a piede di piombo.
“Aumme – aumme” mi è tornata in mente leggendo una delibera non numerata dell’Amministrazione provinciale di Avellino. Con essa, il presidente Biancardi, avvalendosi di una disposizione accentratrice, da solo, ha conferito l’incarico per la redazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali per la realizzazione di un collegamento – tramite tunnel – dalla valle caudina attraverso il promontorio del monte Partenio con l’asse autostradale A16. L’incarico è stato affidato all’ingegnere Giacomo Caristi per un importo complessivo pari a 10.698, 03 euro. Il succo della determina è questo.
Ma, leggendo con pazienza il documento, infarcito di norme, decreti, delibere, commi, autentico paradiso per i legulei, viene fuori l’incompetenza, l’approssimazione, l’ambiguo disegno del capo di Palazzo Caracciolo.
Egli, a supporto della sua testardaggine, esordisce sostenendo che l’opera scaturisce “alla luce delle esigenze emerse dai territori”. E’ la prima forzatura di Biancardi. L’esigenza riguarderà il suo ambiente –il baianese – dove ha tenuto varie riunioni e conciliaboli, ma la valle caudina non avverte alcuna necessità di questo lavoro, né lo pone tra i suoi bisogni primari. Inoltre, vorrei sapere quale amministrazione comunale, quale Ente o associazione, operante all’ombra del Partenio, ha dato l’assenso, con atto pubblico, all’iniziativa che Biancardi sostiene con tanto zelo. A meno che egli non confidi in qualche placet privato di un disponibile sodale della zona. E sarebbe un primo “aumme- aumme”.
Il presidente della Provincia si avventura, poi, nella spiegazione delle finalità dell’opera. Riporto il passo testuale della delibera: “ottimizzazione degli spostamenti dalla valle caudina e dalle limitrofe conurbazioni di Benevento verso la città di Napoli, Caserta e Salerno”. Non c’è chi non veda la storditaggine del proposito. Passi per raggiungere Napoli con più celerità; ma, di grazia, per arrivare più velocemente a Caserta e Salerno, perché noi dovremmo prima portarci nel baianese e di lì, lungo incogniti percorsi, andare nei due centri con i quali traffichiamo pochissimo? E, per mettere insieme ridicolo e fanfaluche, Biancardi aggiunge in delibera: “per superare i forti rallentamenti che attualmente si verificano lungo l’Appia per accedere al casello autostradale di Caserta sud, si rende necessario verificare la fattibilità di un collegamento stradale fra la valle caudina e la A16, in considerazione anche che l’autostrada A16 presenta due caselli idonei “Tufino e Baiano”. E, in ultimo, la granata del fuoco pirotecnico: “attraversando in tunnel il promontorio del monte Partenio”.
Lascio stare la “mescafrancesca” fra la A 16 e l’Appia e il suo traffico. Né tornerò sulle ragioni che motivano il nostro fermo no a questo disegno del navigato nocchiero di Palazzo Caracciolo che avanza “aumme aumme” e che ha tutte le coloriture di un affaire politico, ambientale ed economico. Biancardi ha già in testa il progetto. A Cervinara, in un’assemblea, confermò la notizia che era apparsa sui giornali locali: il traforo dovrà essere lungo 4 chilometri; c’è l’apporto finanziario della regione Campania; il lavoro sarà portato a termine entro tempi ristretti. Ora rivela che ci sono due caselli, già atti alla bisogna. E li proclama “idonei”.
Ma, in forza di che? Quale titolo ha il presidente della Provincia per dare patenti qualificanti? E’ evidente che c’è qualche suggeritore interessato o Biancardi deve accontentare una parte del suo collegio elettorale.
Il tunnel deve forare – dice testualmente la deliberazione – il promontorio del monte Partenio. E’ un’indicazione che pone un interrogativo. Tutti gli irpini hanno sempre parlato di catena del Partenio, come si parla di catena del Terminio. La dizione di “promontorio del monte Partenio” ci è sconosciuta e, pur chiedendo a qualche allitterato, non ne sono venuto a capo. Promontorio perché? Il termine viene usato ripetutamente, ogni volta che si vuole citare la localizzazione dell’intervento. Andreotti diceva sarcasticamente che, a pensare male, il più delle volte, si sbaglia, ma, qualche volta, si indovina. Mi sbaglio se dico che dietro la parola “promontorio” c’è già un paese o la promessa del casello del tunnel, che dovrebbe aprirsi in valle caudina?
Una nota finale merita la spesa di partenza. Vi abbiamo detto, all’inizio dell’articolo, quanto percepirà per le sue incombenze, tutto compreso, l’ingegnere Giacomo Caristi. Non lo conosco, è stato scelto dalla provincia in una short list. Presumo che sia dunque un esperto, un tecnico di buon profilo. L’incarico sarà perfezionato con una scrittura privata. L’ingegnere dovrà redigere “un documento di fattibilità delle alternative progettuali per la realizzazione del collegamento dalla valle caudina con l’asse autostradale A16”.
Se non interpreto male, ci saranno diverse indicazioni di percorso, diverse proposte, corredate da dati specifici, apparati cartografici di documentazione: il tutto, per offrire una serqua di elaborati, che saranno materia di eventuali dibattiti di supporto per la non auspicabile scelta definitiva del progettista e del tracciato dell’opera.
Cominciamo a orientarci. Riusciamo a sapere le cose a pezzi e bocconi. In Provincia tutti tacciono e nella Valle il silenzio è complice. Ma i frammenti informativi ci hanno consentito sinora di ricostruire il puzzle.
“Aumme aumme” è stato sempre il lasciapassare silenzioso per molti intrighi e molte coperture.
Questa volta i re sono nudi.”