Valle Caudina, terra di superstizione?

12 Giugno 2014

Valle Caudina, terra di superstizione?

Nell’era 2.0 è ancora tempo di superstizione? La domanda arriva nell’immediata vigilia del tanto temuto Venerdì 13. Sì, proprio domani è uno di quei giorni in cui molti non usciranno neanche da casa; per tanti altri, invece, è soltanto qualcosa di cui sorridere. La fantomatica sfortuna che ruota intorno a questa giornata è legata a tante leggende che vivono in quasi tutte le culture. Ad esempio, Gesù è stato crocefisso di venerdì e, nell’ultima cena, c’erano tredici persone, tra cui il traditore Giuda. Alla fine, su queste cose, vige l’intramontabile: non è vero ma ci credo. Del resto, la nostra ancestrale cultura contadina è legata ad una infinità di riti. Sono ancora tante le nonne che, in caso di mal di testa o qualsiasi altro malanno, sono pronte a ricorrere all’atavico rito del maluocchie. La pratica consiste nell’intingere l’indice in una tazzina di olio che poi si fa cadere in un piatto pieno d’acqua che viene fatto  roteare sulla testa del “paziente”. Quando la goccia di olio impazza sull’acqua, significa che il rito è riuscito. Attenzione, in questo caso si tratta di un rito benevolo. Un modo, insomma, di scacciare la cattiva sorte che qualcuno ci ha inviato. Ma, andando con la memoria a pochissimi anni fa, si deve ricordare la famosa stoppata o stoppatola. In questo caso si trattava di un rimedio per coloro che avevano riportato distorsioni o piccole fratture agli arti. La guaritrice, che di solito era una donna anziana e presente in ogni frazione, ricorreva all’applicazione di una sorta di rudimentale gambaletto di gesso. L’applicazione si realizzava sbattendo l’albume dell’uovo, nel quale poi si calava la stoppa, derivata dalla pettinatura del lino e della canapa. Sull’arto infortunato si applicava l’intruglio che, poco tempo dopo, si induriva sino a trasformarsi in una sorta di ingessatura. Non era inferiore il rimedio contro i mal di pancia che colpivano i neonati e che, immancabilmente, venivano attribuiti a vermi parassiti dell’intestino. Al collo del bimbo, mentre l’officiante recitava una formula magica, fatta di parole di una lingua incomprensibile, veniva messa una speciale collana con diversi spicchi di aglio che fungevano da vermifugo. Altro rimedio, molto praticato, dalle guaritrici era quello di sanare gli orecchioni, malattia molto temuta sino a pochissimi anni fa. A casa arrivava la solita anziana, che con una matita copiativa, disegnava un cerchio intorno alla mandibola, nel quale segnava i quattro punti cardinali, accompagnando l’operazione con una formula magica, sempre incomprensibile. In realtà, in tutte queste cose non c’era nulla di magico, ma solo una rudimentale conoscenza di erbe curative ed una bravura a creare l’effetto placebo. A ben vedere erano gli antesignani dell’erboristeria, oggi particolarmente di moda e di tanti curatori. (Immagine da web)

peppinovaccariello67@gmail.com

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