Valle Caudina: un sindaco, l’Inps di Avellino e i diritti negati

Redazione
Valle Caudina: un sindaco, l’Inps di Avellino e i diritti negati
Valle Caudina: un sindaco, l'Inps di Avellino e i diritti negati

Valle Caudina: un sindaco, l’Inps di Avellino e i diritti negati. Che strane idee vengono in mente al sindaco di Roccabascerana Roberto Del Grosso.

Il paese normale

Il primo cittadino davvero crede che viviamo  in un paese normale dove anche venerdì quattro agosto rivolgendosi ad un ufficio pubblico si possa avere la dovuta risposta. Ma cosa si è messo in mente Roberto Del Grosso? Ma cosa pensa questo primo cittadino? Mah, ripetiamo, si tratta di un tipo davvero strambo.

Tanto strambo che, questa volta, non si fermerà e andrà sino in fondo e, probabilmente, ci saranno conseguenze per quel impiegato o funzionario, questo non è dato saperlo, dell’Inps di Avellino che si è divertito a rimbalzare una cittadina del suo comune.

Ma riavvolgiamo il nastro e cerchiamo di capire quello che è successo questa mattina. Una signora di Roccabascerana, divorziata e madre di due figli, senza alcun reddito, ha scoperto di non essere stata inserita nell’elenco delle persone che hanno diritto ad aver la social card da 382 euro e 50 centesimi.

La signora si informa con il sindaco che le spiega che non fa parte della lista dei beneficiari. Una lista, stilata interamente dall’Inps, per la quale i comuni forniscono solo i dati anagrafici.

Se c’è un errore, e l’errore c’è, tocca all’Inps correggerlo. Così la signora si reca ad Avellino, prende il numerino, fa la fila e, finalmente, riesce a parlare con qualcuno dell’Inps, impiegato o funzionario, ripetiamo questo non lo sappiamo.

Il dipendente dell’Inps ribadisce che lei ha tutti i requisiti e che deve essere il comune ad inserirla in quella lista. La signora ringrazia ed appena esce dall’ufficio chiama il sindaco Roberto Del Grosso.

Il primo cittadino, che conosce bene la normativa, spiega alla signora che l’inserimento nella graduatoria dipende solo dall’Inps. Così la signora torna all’Inps, prende il numerino e fa di nuovo la fila. Quei soldi, anche se pochissimi, servono alla donna per dare da mangiare ai propri figli. Parla di nuovo con il dipendente che le ribadisce che dipende dal suo comune.

La signora esce e chiama di nuovo al sindaco. A questo punto, Del Grosso rassicura la signora e si offre lui di telefonare all’Inps per spiegare qualcosa che il dipendente avrebbe dovuto sapere meglio di lui.

L’odissea del sindaco

Ma qui inizia l’odissea del primo cittadino, rimbalzato tra numeri veri, centralini e telefoni che squillano a vuoto. Tanto che stremato decide di contattare la Prefettura, ma neanche, con l’ausilio dell’ufficio di governo, riesce a mettersi in contatto con una sola persona.

Purtroppo, il primo cittadino non è riuscito a risolvere il problema della sua cittadina. Ma Del Grosso ha deciso di rendere pubblica questa vicenda e, probabilmente, qualcuno all’Inps di Avellino dovrebbe vergognarsi perché anche venerdì quattro agosto una mamma deve far mangiare i propri figli. Ci attendiamo chiarimenti e scuse a carattere cubitali perchè il primo cittadino chiederà provvedimenti a chi di dovere.

Naturalmente non si può fare di tuttì’erba un fascio ma i massimi diregenti dell’istituto di Avellino converranno che c’è qualocsa che non funziona e che deve essere, immediatamente, corretto anche per il loro buon nome.