6 morti tra Avellino e Benevento, senza covid il 95% delle vittime sarebbero vive
6 morrti tra Avellino e Benevento, senza covid il 95% delle vittime sarebbero vive. Si registrano altri due decessi per covid in provincia di Avellino. Si tratta di un 83enne di Ariano Irpino, che è morto presso il Frangipane. È deceduto ieri,invece, nella terapia intensiva del Covid Hospital dell’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, un 67enne di Sperone (Av).
L’uomo, positivo al nuovo Coronavirus, era arrivato al Pronto soccorso della Città ospedaliera il 25 ottobre scorso. Ricoverato in terapia subintensiva al Covid Hospital, era stato trasferito in terapia intensiva il 5 novembre.
Ricordiamo che, nella giornata di ieri, per covid- 19 in provincia di Avellino sono morte ben otto persone. Tra queste figura anche un 36enne di San Paolo Belsito. Le cose non vanno affatto meglio in provincia di Benevento. Nelle ultime ore, presso l’azienda ospedaliere San Pio di Benevento si registra il decesso di quattro persone.
“Basta guardare paesi al di fuori dell’Italia per rendersi conto che ci sono possibilità di terze ondate come stiamo vedendo in Giappone”. Per questo “ci attende un Natale di sacrifici, che speriamo resterà unico nella nostra memoria, ma che richiede misure strette”.
A mettere in guardia è Luca Richeldi, presidente della Società italiana di pneumologia e membro del Comitato Tecnico Scientifico (Cts), durante la trasmissione Agorà su Rai 3, commentando la strategia del Governo di non abbassare la guardia in vista delle feste.
I decessi, ha aggiunto, riguardano persone in età avanzata, “sono persone che in oltre il 95% dei casi sarebbero state vive se non avessero contratto il virus. Questo numero ci ricorda che i sacrifici devono esser fatti da tutti”.
6 morrti tra Avellino e Benevento, senza covid il 95% delle vittime sarebbero vive
Il numero dei morti, aggiunge il professore delle Malattie dell’Apparato Respiratorio presso la Fondazione Policlinico Gemelli, “impiegherà settimane a calare e resta lì a ricordarci che c’è una popolazione vulnerabile che dobbiamo proteggere e che ha conseguenze catastrofiche. Inoltre resta lì a ricordarci che il virus non è mutato nelle manifestazioni sue cliniche”.