8mila euro per entrare nella Polizia Penitenziaria, 5 arresti
8mila euro per entrare nella Polizia Penitenziaria, 5 arresti . Avrebbero percepito una “mazzetta” da 8mila euro, come scrive Edizione Caserta, per consentire a un candidato daltonico di superare le prove per l’arruolamento nel corpo della polizia penitenziaria.
Cinque arresti
Il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha notificato 5 misure cautelari, (due arresti in carcere e tre arresti ai domiciliari. In carcere finiscono due agenti della Penitenziaria , ai domiciliari, invece, un agente un funzionario del Dap lo stesso candidato. Tutti e cinque dovranno rispondere di un grave episodio di corruzione.
L’indagine, condotta dal magistrato del pool anticorruzione della Procura di Napoli, Mariella Di Mauro, ha portato anche all’esecuzione di una serie di perquisizioni e di sequestri che, al momento, fanno ipotizzare che il caso in questione non sia isolato.
I destinatari delle misure cautelari in carcere, sono Enrico Spina e Maurizio Russo, entrambi sovrintendenti e coordinatori in servizio presso il provveditorato per l’amministrazione penitenziaria.
Mazzetta di ottomila euro
Secondo le indagini, i due avrebbero intascato la “mazzetta” per consentire all’aspirante agente di superare le prove psicoattitudinali malgrado fosse daltonico. Questo difetto della vista di per sé costituisce motivo per l’inammissibilità della richiesta d’ingresso nel Corpo.
Ai domiciliari invece è finito Marco Pelosi, commissario in servizio presso la direzione generale del DAP a Roma. Stessa misura cautelare anche per Gerardo Barbato, il candidato poi risultato idoneo e per Nunzio Bianco, ritenuto il mediatore tra candidato e i pubblici ufficiali. Risulta indagato anche il padre dell’indagato.
Un ennesimo episodio di corruzione che deve essere ancora dimostrato. Ma le prime indagini che hanno portato in carcere cinque persone depone in modo disastroso il metodo di selezionare nei concorsi pubblici.
Si tratta di episodi che segnalano un modo di fare che compromette quello che dovrebbe essere un normale processo di meritocrazia. Questo crea un forte senso di sfiducia tra i giovani che studiano e si impegnano.