Berlinguer, la testimonianza di due caudini

Il Caudino
Berlinguer, la testimonianza di due caudini

“Alzò al cielo il pugno chiuso e per noi fu una vera e propria scossa elettrica, una emozione tanto grande che non potrà mai essere dimenticata”. E’ davvero strano parlare con due persone che vivono in paesi diversi e raccogliere lo stesso istante che hanno fotografato nella memoria, scolpito nel cuore, nonostante siano trascorsi ben 30 anni. Per ricordare il trentennale della scomparsa di Enrico Berlinguer, abbiamo chiesto la testimonianza di due caudini che, due giorni dopo la morte del segretario del Pci, si recarono a Roma. Il partito per il 13 giugno organizzò dei funerali solenni che si tennero a piazza San Giovanni, la piazza rossa per antonomasia, prima che venisse espugnata da Beppe Grillo. Diversi pullman partirono anche dalla Valle Caudina. A bordo di uno di quelli partiti da Cervinara c’era Tonino Musto, che era poco più che 30enne, ma già dirigente della locale sezione Ernesto Che Guevara. Tonino, gentilmente, ci ha anche fornito questa testimonianza fotografica. Anche dalla vicina San Martino partì un pullman e non poteva essere diversamente, dato che, a differenza di Cervinara dove il Pci era all’opposizione, il centro limitrofo era governato da una giunta rossa. E sindaco era l’avvocato Ciccio Parrella, comunista, che portò con sé il figlio Vincenzo, allora liceale. A Tonino Musto e Vincenzo Parrella abbiamo chiesto una testimonianza di quei momenti, ed entrambi ci hanno raccontato che, prima di recarsi in piazza San Giovanni, i compagni caudini si fermarono a Botteghe Oscure, storica sede del partito, per rendere omaggio alla salma del segretario, era stata allestita lì la camera ardente. Era il 13 giugno del 1984, il sole picchiava forte, il caldo era asfissiante ma la commozione era visibile sui volti di tanta gente. All’improvviso, proprio mentre i caudini, dopo una lunghissima fila durata ore, stavano per entrare nel palazzo, da una strada laterale sbucarono tante auto e scesero degli uomini armati. In mezzo a loro c’era Yasser Arafat che fu subito riconosciuto dalla folla. Il leader palestinese per salutarli alzò il pugno sinistro al cielo ed i compagni risposero compatti. Entrambi, sia Tonino che Vincenzo, ci hanno raccontato quel momento, vissuto a distanza di pochi metri l’uno dall’altro. Poi, i ricordi per loro sono diversi. L’avvocato Parrella, ad esempio, teneva il figlio per mano, quasi spaventato da quella folla immensa. E Vincenzo in quellla occasione vide il volto del padre rigato dalle lacrime più volte. Anche il papà di Tonino era a Roma con il figlio, ma l’allora dirigente cervinarese rammenta soprattutto l’orgoglio di aver avuto un leader come Berlinguer. La commozione arrivò, racconta, quando sfilarono i compagni di Padova, dove il dolce Ernico, come lo avrebbe denominato Venditti in una sua canzone, tenne quel comizio che gli costò il malore fatale. A distanza di tre decenni, Tonino e Vincenzo non hanno scordato lo sventolio di bandiere rosse, le lacrime, il dolore vero e sincero di quella giornata. E non hanno dimenticato un leader davvero tanto amato dalla sua gente, un capo che si spese per la sua gente ed issò a suo vessillo l’onestà e la questione morale. Capirono, così, che quel funerale segnava non solo la scomparsa di un uomo, ma la fine di una storia. (Nella foto scattata da Angelo Marchese un gruppo di cervinaresi a Roma per la scomparsa di Enrico Berlinguer)

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