Bonea, don Giamberto: alcune istituzioni colluse con la camorra

19 Novembre 2014

Bonea, don Giamberto: alcune istituzioni colluse con la camorra

Una durissima intervista, con parole di pietra. E’ quella che don Giamberto Mastronardi, don Giambo per i suoi fedeli, ha rilasciato al sito papaboys.org alla giornalista Rita Sberna. Domenica scorsa a Bonea, ricordiamo, si è insediato il nuovo parroco, don Lorenzo Di Chiara, il quale sostituisce proprio don Giamberto trasferito in altra Chiesa. Sempre domenica, il vescovo di Benevento, Andrea Mugione, ha subito durissime contestazioni da parte di alcuni parrocchiani.
Ora esce questa intervista, nella quale il prete non cita mai il suo trasferimento, ma lancia accuse pesantissime: “La camorra – dice alla giornalista – ha i suoi strumenti ed è ben organizzata e purtroppo viene anche appoggiata da certe istituzioni che dovrebbero rappresentare la legge, la giustizia, la fedeltà e la coscienza soprattutto”. Non è tutto. Don Giambo ricorda anche il suo arrivo a Bonea: “Quando sono arrivato in questo paese per la prima volta cioè 4 anni fa, ho trovato un paese pauroso ed assente, la gente non aveva fiducia e non si apriva. Per 3- 4 mesi, mi sono ritrovato da solo in Chiesa a celebrare la Messa; non si affacciava nessuno e non c’era nessuna persona che mi guardasse. Successivamente ho scoperto che il problema era che il paese era perseguitato dalla camorra. La gente veniva neutralizzata nella propria libertà e nella propria coscienza. Ho dovuto operare con loro, difendere la libertà di questo paese, la dignità di queste persone, le quali hanno avuto fiducia e si sono riaccese le speranze nel cuore di questa gente ed hanno cominciato seriamente a mettersi in prima linea anche loro. Purtroppo poi la camorra, non solo mi ha incendiato la macchina, ma ho avuto anche minacce, inseguimenti ed attentati.
Non mi sono mai arreso perché con il paese di Bonea ho voluto vivere  il Vangelo di Cristo, il Vangelo della luce, il Vangelo della giustizia, il Vangelo dell’amore e della verità. Mi sono messo in prima linea con le loro coscienze perché ho voluto difendere la loro dignità di figli di Dio e soprattutto ci tenevo a farli sentire, famiglie nella chiesa che era ciò che mancava a questo territorio. Non c’era il senso della famiglia intesa come parrocchia”. Clicca qui per leggere l’intervista completa.

Angelo Vaccariello

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