Caudini sul web: tra account falsi e moderatori “poco moderati”

Redazione
Caudini sul web: tra account falsi e moderatori “poco moderati”

Quando un blogger è così spudorato da affrontare un discorso del genere, – per giunta su una testata locale- dovrebbe avere il buon senso di anteporre al pezzo la locuzione “ben inteso, senza generalizzare”. Io non lo farò. Posso omettere la precisazione per due valide ragioni: 1) ho un lavoro “serio”, per cui non punto alla captatio benevolentiae dei lettori a tutti i costi; 2) sono caudina, e se non fossi “strana” anch’io, non potrei rivendicare le mie origini con orgoglio.
Si, perché i Caudini tutti, singolarmente e nell’ insieme, sono strani…ma “strani forte”!
Così “normali”, perché, alla fine, tutto il mondo è paese; così “strani”, che se non ci sei vissuto, in mezzo a loro, non potresti mai comprenderne pensiero ed azioni.
Perché- è normale- qui ci trovi persone “perbene” (a volte – da non crederci- anche intellettualmente dotate!), e caproni, e delinquenti, e disonesti, come in tutti posti del mondo. E quando il mondo cambia, quando gli stati d’animo, multisfaccettati e fusi in un disorganico schema, si trasferiscono sul web, la stranezza del “caudin pensiero” emerge in maniera lapalissiana in tutta la sua massima estensione, proprio perché l’intrinseca potenzialità democratica della rete (e/o dei mezzi di comunicazione di nuova generazione), alla fine, consente la massificazione degli interventi, e la più o meno libera espressione delle opinioni di tutti.
Questo sistema, in gran parte del mondo, ha favorito un generale processo di democratizzazione, la partecipazione di massa delle collettività alla discussione in merito ai più disparati argomenti, nonché la fruibilità dei meccanismi che stanno alla base delle decisioni stricto sensu politiche, importando addirittura (non sempre, purtroppo!) la necessità che la “politica” (quella delle stanze dei bottoni) si adegui- in un certo qual modo- ai cambiamenti della società civile. In altri termini, attraverso il confronto (quasi sempre costruttivo), da un lato, il singolo acquista consapevolezza crescente della propria individualità e dell’utilità potenziale del suo contributo “sociale”, pretendendo la riconducibilità delle proprie idee alla sua persona; dall’altro, chi governa è “portato” ad interloquire direttamente con la base, rendendo conto del proprio operato (e, naturalmente, assumendosi le dovute responsabilità).
In Valle Caudina, specularmente, tale processo di democratizzazione, pur stimolato da numerosi contributi, è in fase di netta regressione. L’abuso di account fittizi, con conseguente impossibilità di riconduzione di fatti ed opinioni a singoli individui, ne è riprova. L’opposizione politica a “suon di web e manifesti”- i cui contenuti, talvolta, esorbitano dalla critica politica per tradursi in meri attacchi personali- è svincolata dalla sana “spendita del nome”; il dibattito costruttivo- scaturente dall’esercizio della facoltà di replica “firmata”- si chiama “manifestite”; la mancata interazione di associazioni, espositori ed Enti locali nell’organizzazione di eventi rilevanti, viene annunciata con frasi “mozze”, e le richieste di chiarimenti, da parte dei consociati, il più delle volte restano inevase; la diffusione della libera informazione (anche a rilevanza locale) è puntualmente censurata. La tesi ufficiale dei “moderati moderatori” è che la “politica” debba restare fuori da gruppi e pagine di associati, quasi che le relazioni umane e politiche- destinate ad avere un naturale sbocco sul web- non siano parte integrante del quotidiano di ciascun fruitore. Quasi che non sia un diritto del singolo scegliere cosa “andarsi a leggere”, cosa “schivare”, e “cosa conoscere”.
I Caudini sono strani. La regressione della libera diffusione di idee sul web è la prova di un progresso “strano”, che dovrebbe “democratizzare” il Paese, e non ci riesce.
O forse,- mutatis in mutandibus- queste cose sono sempre accadute. E mi torna in mente il “Quis custodiet ipsos custodes?” del buon, vecchio Giovenale.
Come sempre nel mondo, anche qui “tutto cambia, affinché nulla cambi”…

Rosaria Ruggiero
gentedistratta.it