Cervinara: la “piroccola” e la banda musicale dei Monetti

Redazione
Cervinara: la “piroccola” e la banda musicale dei Monetti

Cervinara. A Cervinara, la Banda Musicale Monetti è un’istituzione. I componenti sono tutti parenti. Dalla fine dell’ 800, si sono succedute, come in una monarchia, diverse generazioni. La musica è stata il loro collante e le condizioni economiche,mai floride, la spinta a restare uniti. Appena un Monetti usciva dalla fanciullezza,si vedeva assegnato uno strumento musicale, Di solito, era quello che apparteneva al più vecchio, che non poteva più “mantenere il passo”, durante le Processioni”. Si potrebbe scrivere la Saga dei Monetti o una serie di racconti, relativi alle loro vicissitudini. I Monetti sono anche dei bravi raccontatori, capaci di aggiungere alla comicità del fatto una gestualità e una varietà di toni da far invidia a Totò.
Una domenica di tanti anni fa, la Banda doveva andare in un paese del Beneventano per la Festa del Patrono. Il contratto prevedeva 16 elementi, disponibili dalle ore 10 alle ore 21,30. Il Capobanda aveva convocato i musicanti per le ore 7,30, presso la sua abitazione, per, poi, partire alla volta di Cautano. All’ora stabilita, mancava il sedicesimo. Il Capobanda preoccupato decise di andare a prelevare il ritardatario (i cellulari non esistevano). Giunto a casa di Rocco, così si chiamava, chiese alla moglie:- Rocco dove stà? Dobbiamo andare a suonare. La signora, un pò sconvolta e assonnata per aver aspettata fino a notte inoltrata il marito, rispose:- Ferdinà, eccolo là, sul divano. Stanotte, si è ritirato come un “piroccola” (ubriaco) e non ha avuto nemmeno la forza di spogliarsi per mettersi a letto. Non si è ancora ripreso.
Ferdinando, alzando la voce, si rivolse a Rocco:- Guagliò, cosi si chiamavano tra di loro, alzati, dobbiamo andare a Cautano. Rocco si girò sul divano, produsse solo una specie di mugugno, non rispose. Ferdinando, spinto dalla preoccupazione di vedere sfumare il contratto, avuto con molti sforzi e grazie anche all’intercessione del Prete della frazione, ebbe un lampo di genio “monettiano”, che solo i disperati possono avere. Con l’aiuto della moglie,se lo mise sulle spalle e lo trasportò nell’auto. Tornarono dove stavano ad aspettare gli altri “musicisti” e partirono. Durante il viaggio, Rocco si riprese. In prossimità di Cautano, la comitiva si fermò ad un Bar, consumarono un caffé e fecero rinfrescare Rocco. Alle 9,45, arrivarono davanti alla Chiesa del paese, dove c’era ad attenderli il Comitato Festa, che diede loro le disposizioni per il giro del paese. Tutto andò liscio. Nel pomeriggio, si svolse la processione e, alle 20, nella piazza del paese, eseguirono il loro repertorio, che si concludeva sempre con il loro pezzoforte, “’O Mallardo”. Finita la festa, furono pagati e,come da contratto, furono accompagnati in una cantina per rifocillarsi. Rocco alzò il gomito e ridiventò una “piroccola”. Nessuno si preoccupò,tanto il giorno seguente non avevano impegni.
Arrivarono a Cervinara, in piena notte, Rocco, che si era addormentato, non era in grado di camminare da solo. Non si riuscì a farlo scendere dall’auto e decisero di trasportarlo a casa. La porta era aperta, la moglie stava aspettando il ritorno del marito.
Ferdinando “scuotuliò” Rocco, per farlo svegliare. Niente. Ferdinando pensò di usare la voce e gridò:- Oi Ro (Ei, Rocco), simmo arrivati. Rocco non diede nessun segno di aver sentito. Continuava a dormire. Ferdinando capì che l’unico modo per farlo entrare in casa era caricarselo sulle spalle. Così fece, con l’aiuto del “portarancascia”. Entrò in casa, lo scaricò sul divano e disse alla moglie:- Carme’, come lo abbiamo preso, così te lo restituiamo. Buonanotte! E, se ne andò, ridendo tra sé e sé e pensando “chi sa se domani se lo ricorderà.

Luigi Mainolfi