Cervinara: l’omicidio di un padre e i sogni sbagliati di Elena e Giovanni

Redazione
Cervinara: l’omicidio di un padre e i sogni sbagliati di Elena e Giovanni
I fidanzati assassini e le cose ancora da chiarire

Cervinara: l’omicidio di un padre e i sogni sbagliati di Elena e Giovanni. Generalizzare aiuta. Ci fa superare le nostre paure, mette a riparo le nostre case e le nostre famiglie dalla tempesta. Basta parlare di disagio sociale e diventa tutto chiaro. Disagio sociale e possiamo spiegare tutto, possiamo digerire l’orrore.

Ambiente disagiato

Ed allora inizia il festival dei luoghi comuni. Solo in un ambiente disagiato poteva avvenire un omicidio così efferato come quello di Avellino, commesso materialmente da Giovanni Limata di Cervinara. Solo in un ambiente disagiato si poteva pianificare la strage di un’intera famiglia. Potrebbe essere vero, ma non è affatto così, se di questa storia vediamo solo il lato cervinarese.

Certo, la famiglia Limata non è famiglia da Mulino Bianco. Ha problemi che non soffoca nel chiuso delle mura domestiche, come fanno tanti altri nuclei familiari. Ma nessuno a Cervinara resta insensibile davanti ad una richiesta di aiuto.

Cervinara ha istituzioni, associazioni, privati che cercano di prendersi cura di chi ha bisogno. Una porta a cui bussare non manca di certo.

I problemi del passato

Il Caudino sa che i servizi sociali hanno sempre seguito queste dinamiche. Poi, i ragazzi crescono. Diventano maggiorenni e non ascoltano più nessuno. Il 22enne, in passato aveva avuto altri problemi. Aveva tentato il suicidio e due anni fa aveva minacciato con una sciabola l’uomo che poi ha ucciso ieri sera, con la complicità della figlia.

Il salotto buono

Ma il cervello di questa strage mancata, secondo gli inquirenti, è Elena Gioia. In questo caso l’alibi del disagio sociale non regge più,Elena fa parte di una famiglia borghese, vive nel corso principale di Avellino, nel cosiddetto salotto buono della città.

Ed allora, come la mettiamo?  Anche la famiglia borghese ed il salotto buono diventano un luogo comune, come il disagio sociale. Innanzitutto, fatti del genere ci sono sempre stati e sempre ci saranno.

Poi, magari, se vogliamo, possiamo  leggere oltre il luogo comune, oltre gli alibi, che non ci sono, del disagio sociale e del salotto buono. Possiamo percepire un disprezzo per la vita umana che, forse, è anche una questione generazionale, ma non solo.

I sogni sbagliati

Magari, i nostri ragazzi intrappolati nella realtà virtuale, non distinguono il vero dal verosimile. Toccherebbe a noi far capire la differenza. Ma non lo possiamo fare solo nel tempo che intercorre tra un commento su facebook, una storia su instangram ed un tweet.

Giovanni ed Elena avevano un sogno, ma il loro sogno era sbagliato. Volevano fuggire dopo aver sterminato la famiglia di Elena per vivere la loro storia d’amore. I sogni non possono somigliare agli incubi. Insegniamo a sognare ai nostri ragazzi, altrimenti, nessuno sarà mai al sicuro. (La foto è di fanpage.it)

Peppino Vaccariello