Cervinara, pensieri e riflessioni sul cambiamento degli stili di vita
Dorothy Bain Raviele, di cervinarese di adozione, in quanto ha sposato un Raviele, vive a Farmington nel Connecticut, docente in scuole superiori negli Stati Uniti. Spesso ritorna nel paese del marito, in uno di questi rientri ha descritto, con pennellate fresche e briose, uno spaccato di vita paesana. Ve lo proponiamo come piacevole lettura domenicale.
Che cosa comporta per un’insegnante di scuola superiore americana passare da una vita frenetica ed una vita tranquilla in una piccola città italiana?L’Italia è una piacere per i sensi e Cervinara non fa eccezione. Ogni giorno siamo attratti da bellezze, suoni, profumi e sapori che ci fanno desiderare di ritornare nella nostra cittadina. Siamo tornati qui proprio una settimana fa e abbiamo assorbito tutto ciò che queste colline offrono. Ho scritto già delle bellezze di Cervinara: le chiese, la torre del castello, le montagne coperte da una vegetazione lussureggiante. Non le trovo cambiate. Ieri, mentre controllavano la nostra automobile, sono rimasta stupita da ciò che mi circondava. Nell’area di parcheggio di Top Car dove c’è un pezzettino di terra non lastricato, stavamo osservando come uno dei lavoratori, presa una scala e arrampicatosi in cima ad un albero di ciliegio, raccoglieva una grande quantità della deliziosa frutta, il cui rosso vivo faceva contrasto con le foglie verdi, che a loro volta lo facevano con l’azzurro cristallino del cielo. Una festa per gli occhi! Anche guardare l’ingegnoso meccanico che riparava la nostra automobile era piacevole. Seduta sul muro del viale, crogiolandomi al sole caldo, pensavo alla felicità che mi procurava addirittura l’assistere al controllo della pressione di uno penumatico in un luogo così attraente! Ho scritto dei suoni di Cervinara: le campane della chiesa che annunciano le sei, il mezzogiorno, le diciotto, il chiacchiericcio della gente davanti al bar, il fruscio dei conducenti dei muli che scivolano tra le erbacce, il suono monotono delle donne che recitano il Rosario. Ma oggi vi è qualcosa di così dolce nelle grida dei ragazzi che giocano a calcio in Piazza Ferrari: voci che inneggiano alla fine dell’anno scolastico. Mi viene da piangere! Quest’anno sento il mormorio dell’acqua che scende dall’alto dei monti. Di solito il torrente è asciutto in questo periodo. Adesso, a causa di una primavera molto piovoso, possiamo ascoltare il piacevole sussurrare dell’acqua che gorgoglia giù per la collina. Ho scritto del cibo di Cervinara: le castagne in autunno, le ciliegie e fragole in primavera, le pesche e i meloni in estate. Ma che dire degli odori? Alle tredici, dagli aromi che provengono dalle cucine, si può quasi capire che giorno è. La domenica, il ragù con salsicce e polpette è pronto per essere versato sulla pasta; il venerdì, si sente l’odore del pesce fritto o arrostito sulla griglia; il giovedì, in previsione del menu senza grassi del venerdì, c’è molto spesso la pasta al forno con lasagne, cannelloni o forse gnocchi. Di lunedì, poi, per compensare la ricchezza del menù della domenica, si sente l’odore di pollo che in una pentola sobbolle in un gustoso brodo per una zuppa fatta in casa. Ci sono anche altri odori, non sempre così piacevoli. Di sera, non appena un poco di umidità scende sulla nostra valle, si sente l’intenso odore di letame che sta per essere sparso nei campi vicini. C’è anche l’odore pungente del gregge di capre che lascia la montagna per il pascolo. È strano come posso percepire lo stesso intenso odore quando mordo un delizioso pezzo di formaggio di capra. Naturalmente, c’è sempre l’odore delle sigarette che inevitabilmente si sente in qualsiasi luogo pubblico. Di tutto questo certamente non potrei fare a meno. Di che altro parlare? C’è qualcosa di aspro in ogni cosa che appare. Le case fatte di calcestruzzo coperte di stucco, pavimenti di piastrelle o marmo, ciottoli e pietre sotto i piedi. C’è qualcosa di impietoso nei materiali usati per la vita di ogni giorno, ma è proprio per questo che essi vengono decorati con fiori al fine, inoltre, di alleviare la durezza delle case, di addolcire gli odori dei cortili, di aggiungere colore e luminosità al grigio delle pareti e degli edifici in cemento. Sì, trovo qualcosa di sensazionale in Italia e in Cervinara nel vero senso della parola. Siamo felici di ritornare e speriamo che, un giorno o l’altro, qualcuno che leggerà questo scritto possa immergersi egualmente nello splendido paesaggio di cui abbiamo potuto godere ogni giorno durante la nostra permanenza.
Riflessioni del 6 giugno 2014 di Dorothy Raviele