Chi rifiuta il vaccino Astrazeneca finisce in coda alla lista

Redazione
Chi rifiuta il vaccino Astrazeneca finisce in coda alla lista
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Chi rifiuta il vaccino Astrazeneca finisce in coda alla lista. Quest’oggi è prevista la decisione dell’Ema sul futuro del vaccino AstraZeneca la cui somministrazione è stata sospesa nei giorni scorsi.

Dopo i casi di trombosi denunciati in Germania e le morti sospette anche in Italia sulle quali sono in corso le indagini delle diverse procure. Anche se dalle prime indiscrezioni sulle autopsie non risulterebbero collegamenti con il vaccino.

Se da un lato l’ipotesi più probabile è che si decida di riprendere con le somministrazioni del vaccino prodotto dalla casa svedese, dall’altro c’è la possibilità che lo stop ad AstraZeneca sia ancora prolungato.

L’ipotesi overbooking per non rallentare la campagna vaccinale

In entrambi i casi, in attesa di fare chiarezza sul vaccino, le prime conseguenze sulla campagna vaccinale sono già emerse. In molti hanno, infatti, deciso di rinunciare alla propria dose di AstraZeneca.

Per questo l’ipotesi più probabile è che in caso si riprenda con le somministrazioni, si scelga la strada dell’overbooking. Verrebbero dunque chiamate più persone rispetto a quelle per le dosi disponibili di AstraZeneca.

Così da evitare che vi possano essere dei buchi nel numero stabilito delle vaccinazioni da fare. L’obiettivo della campagna è quello di immunizzare entro la fine di settembre l’80 percento degli italiani:.

E dovrebbe consentire di recuperare nel giro di due settimane le 200 mila somministrazioni perse in questi quattro giorni di blocco. Le cose poi dovrebbero migliorare con l’arrivo sul mercato di altri vaccini.

Un altro sistema per evitare che la campagna vaccinale rallenti potrebbe essere quello di mettere in coda alla lista chiunque rinunci al vaccino. Sia nel caso che non si presenti ad un appuntamento già prenotato, sia nel caso non si prenoti prima della scadenza prevista per la propria categoria.

In concreto vuol dire che chi non si presenta o non fa domanda potrebbe essere vaccinato almeno fra tre mesi.  Ma l’idea è che quando la disponibilità dei vaccini non sarà più un problema, quando le categorie più fragili e più esposte al rischio saranno state vaccinate, si passerà a uno schema flessibile.