Gente distratta: la dignità dei bambini
Si sa che “gli eroi son sempre giovani e belli”. I bimbi no. Non sempre. Non in posti come questi.
Qui, i bimbi non sono quasi mai eroi, non sempre sono belli, alle volte, addirittura non sono “giovani”. Qui ci vivono troppi bambini “poveri” e “poveri bambini”, e noi altri, – magari in perfetta buona fede, e pur così “buonisticamente attenti” alle problematiche dell’infanzia,- neppure ce ne accorgiamo.
Una volta c’erano i bambini “poveri”, ovvero quelli indigenti davvero, cresciuti in famiglie disastrate e prive di mezzi; ma quelli, li riconoscevi agevolmente; quei bimbi non erano belli, non erano puliti, non andavano a scuola, e, se ci andavano, era meglio “lasciarli fuori” perché davano solo fastidio agli altri. Ricordo che un (allora) giovane ed energico don Nicola Taddeo aveva l’abitudine di raccogliere questi “monelli” di strada, e di costringerli a “fare il cd. “doposcuola” su in canonica, cercando di integrarli in ogni modo. Al di là di questo, la storia della loro infanzia era storia di abbandono ed emarginazione.
C’erano, poi,- e ci sono ancora, e ci saranno sempre- altri bambini non “belli”, perché privi di quelle caratteristiche somatiche normalmente collegate all’idea comune di “bellezza”; tuttavia, a questi bambini, la collettività, in maniera quasi timida e discreta, sapeva riconoscere piena dignità umana. Oggi no. Oggi, questi bambini vengono “sbattuti” su facebook, in foto rigorosamente correlate dalla didascalica frase :“se anche tu lo/la trovi bellissimo/a, clicca “mi piace”. Ed il mondo ipocrita e buonista, incredibilmente, li riempie di “like”. Ma cosa è che ti piace? La malattia? La diversità ostentata e sottolineata? La disabilità? Non dovremmo, forse, riflettere su come le nuove frontiere della comunicazione e la superficialità dei nostri tempi abbiano, di fatto, rimarcato “differenze” che dovrebbero passare inosservate, perché più evidenti quanto più abbiamo bisogno di ostentare un pietismo inutile ed inopportuno? Ma perché è così difficile capire che tutti i bimbi saranno “uguali” solo quando, in cuor nostro, sapremo riconoscere loro pari dignità, smettendo di considerarli “attrazioni da circo”?
Ci sono, poi, – e prima non c’erano- nuovi bimbi “poveri”, che neppure sappiamo riconoscere, che neppure hanno ancora compreso di essere “nuovi poveri”. Sono i figli del ceto medio di ieri. Sono belli, sono puliti, sono vestiti dignitosamente come e più degli altri, hanno, alle spalle, genitori scolarizzati, che, però, non arrivano a fine mese. Questi bimbi non sono “emarginati” da subito; lo saranno presto, perché gli altri bambini possono essere molto cattivi, se vengono da genitori cattivi.
Questi bimbi saranno i nuovi “emarginati” quando gli altri si accorgeranno che i predetti non parteciperanno alle attività ludiche e sportive cui hanno accesso i piccoli privilegiati; lo saranno, quando, – nell’ ambito di discutibili eventi di beneficenza organizzati nei paesi, dove “vince” la squadra che conferisce il maggior numero di monete- nessuno vorrà quei bambini nella propria squadra; lo saranno quando impareranno, sulla loro pelle, che il diritto ad essere membri della “collettività che conta” ha un prezzo, ogni volta che il denaro può comprare la dignità.
Ci sono nuove categorie di bimbi poveri e di poveri bimbi, e,- magari in buona fede, per carità-, noi non sappiamo riconoscerli; c’è, quasi, una cattiva concezione “culturale” della condizione di povertà cui siamo assolutamente insensibili; forse, perché cerchiamo la povertà nelle sue manifestazioni esteriori, e non nella nostra percezione delle cose.
I bambini sono il nostro futuro. Almeno a loro, cominciamo a concedere pari dignità.
Rosaria Ruggiero