La realtà del dolore, rifessioni sulla frana del cimitero di Sant’Agata

Redazione
La realtà del dolore, rifessioni sulla frana del cimitero di Sant’Agata
La realtà del dolore, rifessioni sulla frana del cimitero di Sant'Agata

La realtà del dolore, rifessioni sulla frana del cimitero di Sant’Agata.E’ ormai sotto l’occhio di tutti quanto mass-media, giornali online, rubriche televisive ecc. ci bombardino di notizie di cronaca, di fatti , di video che avvengono in tutto il mondo per tenere i propri lettori/ascoltatori quanto più aggiornati.

Ma questa over-dose, questo bombardamento di parole dette o scritte, il martellamento quotidiano cui siamo sottoposti ha purtroppo il suo lato negativo , a mio parere, quello di farci “ingurgitare”notizie e subito digerirle senza metabolizzarle, senza permetterci di entrare emotivamente negli accadimenti. E’ cosi che fatti importanti come una guerra diventino quasi banali, fatti quotidiani, declassandone nel “sentiment” la reale importanza, diventano “normali”.

Ormai, infatti, sembra normale sentire di popoli bombardati, di bambini che muoiono di fame, di disgrazie metereologiche, di povertà, di disfunzioni e disparità sociali e chi più ne ha più ne metta. Un’ assuefazione direi “disumana” che sta allontanando l’ individuo dall’altro, come se tutto ciò accada al fuori da noi, sia appunto “altro” da noi, lontano dal nostro caro orticello che coltiviamo pensando che a noi certe cose non potranno accadere mai.

E invece io credo che l’informazione debba avere il suo ruolo educativo ed indurre le persone ad un approfondimento interiore che può avvenire solo se ogni tanto ci si ferma e ci si immedesima nell’altro.

Cosi come succede a me quando leggo di certe notizie, cosi come la recente storia del crollo di un’ala del cimitero di Sant’Agata dei Goti, dove in una zona già fragile geologicamente di quel camposanto, il maltempo ha reso franoso il terreno causando lo scivolamento di circa 100 tombe all’interno del vallone sottostante , riempitosi nel frattempo di tanta acqua.

Sarà perché recentemente sono stata colpita da un gravissimo lutto, ma questo disastro mi ha turbata profondamente e mi ha fatto sentire vicina a tutti i parenti di quei morti che hanno dovuto interrompere il loro riposo eterno per l’ incuria e l’indolenza dei vivi visto che era un evento prevedibile ed annunciato.

La tomba è il luogo nel quale si riconoscono pietà e ricordo, è il simbolo della memoria di una famiglia attraverso i secoli, realizzando una continuità da padre in figlio, è il segno della civiltà dell’uomo. Racchiude in sé i valori di un popolo e serve ai vivi più che ai defunti in quanto è ricordo di una presenza divenuta assenza a cui è difficile far fronte.

“Non vive ei sotterra /quando gli sarà muta l’armonia del giorno”… così diceva il Foscolo ne “Sui  Sepolcri” famoso poesia che tutti abbiamo studiato. I nostri defunti, infatti, seppure di loro con il tempo resti ben poco, vivono ancora ed il cimitero è quel luogo parallelo attraverso cui i vivi riescono ad elaborare il dolore in quella continuità di rapporto che li lega per sempre finchè ne è vivo il ricordo.

Dolore che si è perpetrato in tutte quelle famiglie che hanno visto finire in acqua le tombe dei cari. Ascoltare il racconto di una mia cara amica che aveva nonni e zii tra quei defunti precipitati , è stato davvero straziante. Mi diceva con quanti sacrifici una zia suora, morta due anni fa ,aveva messo da parte soldino dopo soldino , la quota per acquistare il suo loculo e come è stato difficile emotivamente affrontare il momento del riconoscimento delle salme  ora che sono tate recuperate. E ora , riposino davvero in pace.

E soprattutto che fatti del genere non accadano più, che siano da ammonimento per chi governa la cosa pubblica perché certi accadimenti non sono solo cronaca ma in essi c’è vita che scorre, ci sono sentimenti, c’è quella meravigliosa umanità di cui non dobbiamo mai dimenticarci.

                                                                                                                                                                                                                    Angela Ragusa