La tragedia di Mario e il dolore sincero di Cervinara

5 Febbraio 2021

La tragedia di Mario e il dolore sincero di Cervinara

La tragedia di Mario e il dolore sincero di Cervinara. Arriverà questa sera intorno alle 19 e 30, la salma di Mario Fierro. Si tratta del 41enne di Cervinara che, questa mattina, ha smesso di respirare presso il Secondo Policlinico di Napoli. La sua salma verrà adagiata nella chiesa di Sant’Adiutore Vescovo.

Chiesa e piazza

La chiesa e la piazza dove ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza. La chiesa che si trova a venti metri da quella che ora era diventata casa sua. L’abitazione dove vivono i suoceri, la moglie Benedetta ed il figlio Antonio.

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Quei luoghi lo hanno visto crescere spensierato e felice. I sampietrini della piazza costudiscono ancora i suoi sogni da ragazzo. Gli stessi sampietrini ora dovranno asciugare le lacrime delle tante persone che gli volevano un grandissimo bene.

Domani, sabato sei febbraio l’ultimo saluto con le esequie che verranno celebrate alle 10 e 30. Cervinara sta vivendo con una sentita partecipazione questo lutto. Un dolore sincero sta attraversando, in queste ore, tutto il paese. Una sorte davvero cinica sembra continuare ad accanirsi contro questa famiglia.

In poco più di un mese la tragedia

Tutto si è consumato in poco più di un mese. Un malore improvviso per poi arrivare alla diagnosi peggiore. Un brutto male al cervello che gli procurava dolori indicibili. Eppure, Mario non ha mollato. Anche questa terribile malattia l’ha affrontata con coraggio e determinazione.

A spingerlo l’amore per la moglie Benedetta e per il figlioletto Antonio. Il bimbo, solo pochissime settimane fa, ha compiuto il primo anno di vita. Quando ha spento la candelina il papà non c’era. Si trovava già in ospedale per la sua ultima battaglia.

Anche la gioia di festeggiare il primo compleanno del figlio gli è stata negata. E, a combattere quell’ultima battaglia Mario era solo. Questo stramaledetto covid ha impedito alla moglie di tenergli la mano e di abbracciarlo per l’ultima volta.

Come se non bastassero i tanti tiri mancini che ha ricevuto dalla vita. Doveva arrivare anche la malattia pandemica per rendere tutto ancora più drammatico ed ingiusto.

Davanti a tanto dolore, a tanta sofferenza e alla grandissima dignità di questo uomo bisogna stare solo in silenzio e togliersi il cappello per rispetto.

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