Mafariello, la montagna dimenticata di San Martino

Redazione
Mafariello, la montagna dimenticata di San Martino
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Mai come adesso, l’area di Mafariello è apparsa abbandonata. Inizia così il duro atto di accusa della sezione Martino Vellotti del pd sammartinese. Steccati divelti, erbacce ,rami secchi sparsi ovunque, segnaletica divelta. La sorgente simbolo della montagna sammartinese, l’area pic nic, nel pomeriggio di oggi, domenica 7 giugno, appariva spettrale. Dal dicembre scorso, dopo i noti eventi franosi, la strada proveniente dal centro storico di San Martino è interrotta.

La montagna è raggiungibile soltanto da Cervinara. Oggi Mafariello è un’area fantasma. Quella che è stata per anni meta di tante persone in cerca di fresco, di verde, di acqua pulita, appare irriconoscibile. Un posto dimenticato, difficile da raggiungere, senza nessun servizio.

Rilancio

Ci saremmo aspettati, incalza il pd,  una qualche iniziativa di rilancio, di pulizia, di riorganizzazione. Rispettando le norme di sicurezza, il distanziamento sociale. Tra la gente c’è tanta voglia di ripartire; di uscire di casa dopo mesi di lockdown. Potrebbe essere un’opportunità. Invece il turismo in montagna è all’anno zero. Ai minimi termini. Mai così indietro.

Anche le poche imprese agricole e boschive che operano in montagna sono fortemente penalizzate; difficile raggiungere i fondi, effettuare le lavorazioni, sconveniente mostrare a clienti e fornitori un territorio trascurato e sporco. La nostra montagna potrebbe essere una risorse incredibile per il rilancio dell’economia locale. Esisteva un progetto di sviluppo. Un progetto che aveva le sue  basi sull’agricoltura di qualità, legato alla produzione della castagna, alla valorizzazione dei boschi, alle sorgenti, al trekking, alla ricettività. Tutto cancellato.

Mafariello archiviato

Qualcuno ha più sentito parlare di Mafariello negli ultimi 4 anni? L’amministrazione Pisano ha archiviato la pratica. Ha  smantellato il parco avventura per bambini, dismesso le casette in legno che avrebbero dovuto accogliere attività commerciali, chiuso in un cassetto i progetti del parco dell’acqua e dell’avventura. Si sarebbero potuti e dovuti affidare in gestione i trenta ettari di castagneto comunale a giovani imprenditori. Complessivamente trenta ettari di castagneto producono tra 240 e 360 mila euro all’anno di fatturato. Avrebbero potuto dare lavoro a 10 -15 persone.

Ma per quest’amministrazione, conclude il je accuse del partito democratico,  meglio i disoccupati ai quali dispensare aiuti e sussidi. Un’azione amministrativa fatta di incapacità gestionale e di tanta propaganda. Sono di ieri le foto degli amministratori intenti a tagliare l’erba, sempre attenti ad essere ripresi o fotografati, insieme a tanti cittadini e volontari. La classe dirigente è chiamata a governare la comunità non a farsi sopraffare dagli eventi. Gli amministratori devono avere idee per la propria comunità, saperle tradurre in progetti, raccogliere fondi di finanziamento, cambiare il destino di questo territorio economicamente depresso. E’ vero, c’è bisogno di cittadini di buona volontà. Ma per governare il paese.