Montesarchio: accusato di violenta rapina ad una coppia, torna in libertà

Redazione
Montesarchio: accusato di violenta rapina ad una coppia, torna in libertà
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Montesarchio: accusato di violenta rapina ad una coppia, torna in libertà. Gli avvocati Vittorio Fucci jr e Anna Corraro hanno assistito Romualdo Del Mauro, 27enne di Montesarchio, nell’udienza di convalida per il fermo di polizia.

Rapina aggravata

I carabinieri della compagnia di Montesarchio avevano sottoposto a fermo il  Del Mauro. Il 27enne veniva accusato di rapina aggravata ai danni di una coppia di Montesarchio. Secondo l’accusa, Del Mauro aveva effettuato la rapina lunedì scorso.

Il giovane penetrava nell’abitazione dei coniugi. Sottraeva denaro e poi, una volta scoperto, non esitava ad adoperare la violenza contro di loro. In particolare, il Del Mauro avrebbe spinto contro il muro la donna della coppia di coniugi E le aveva fatto battere la testa, per assicurarsi il possesso del denaro sottratto.

All’esito dell’udienza di convalida, il GIP, presso il Tribunale di Benevento, Dott.ssa Palmieri, accogliendo la tesi degli Avvocati Vittorio Fucci jr e Anna Corraro, non ha convalidato il fermo e ha rimesso in libertà il Del Mauro.

Intanto,Carabinieri della Stazione di Atripalda hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione. L’Ufficio di Sorveglianza del Tribunale di Avellino ha emesso l’ordine, nei confronti di un 35enne del posto. L’uomo  già si trovava agli arresti  domiciliari.

Molesta e minaccia una donna

Il 35enne  ha continuato a molestare e a minacciare  una donna. L’autorità giudiziaria aveva il fondato timore per l’ incolumità.La puntuale refertazione all’Autorità Giudiziaria ha fatto dunque scattare la sostituzione della misura cautelare in corso con quella maggiormente restrittiva della custodia in carcere.

Successivamente alla notifica del provvedimento, il 35enne è stato tradotto alla Casa Circondariale di Bellizzi Irpino. Un’altra assurda storia di violenza sulle donne arriva dalla provincia di Trani.

Un incubo di violenza fisica e morale durato venti anni quello vissuto da una donna 56enne campana, trapiantata per amore da fine anni ’90 in Puglia, in un paese nei pressi di Trani,provincia di Barletta-Andria-Trani,

Condanna a 4 anni

La donna ha  fatto condannare il marito a quattro anni di carcere per il reato di maltrattamenti in famiglia.Una pena esemplare che il giudice ha inflitto senza neanche un referto medico che attestasse le avvenute violenze.

Il magistrato ha basato la sentenza ul racconto denso di particolari riferito dalla donna e dalle figlie, tutte e tre difese da Martina Piscitelli. Anche le ragazze, oggi ventenni, hanno subito violenza dal padre.

Ad emettere la  sentenza il tribunale di Trani. La sentenza chiude una vicenda tragica, diversa dalle altre. In questo caso, infatti, il marito,  “padre padrone”, non ha soltanto picchiato e aggredito la moglie e le figlie.

Secondo quanto emerso dal processo infatti, il 46enne guardia giurata, ha cancellato l’identità della moglie casertana. La teneva  quasi sempre segregata in casa. La costringeva a parlare pugliese, a dichiarare un’età diversa e  a non avere contatti con la famiglia d’origine.

La famiglia della donna non voleva le nozze. L’uomo, già prima delle matrimonio, picchiava la futura moglie, in quel momento incinta. Le stesse figlie della coppia non sapevano dell’esistenza dei parenti casertani.

Il padre lo ha tenuto nascosto fino alla fine del 2019, quando la madre, ormai sfinita per le continue violenze subite, ha preso coraggio rivelando alle ragazze l’esistenza dei familiari a Caserta.

 La richiesta di aiuto delle figlie

Le adolescenti, anch’esse spesso picchiate dal padre, hanno così contattati i familiari via social, non venendo credute in un primo momento. I parenti casertani non avevano infatti notizia della donna da due decadi. Poi, però,  hanno capito la serietà della situazione.

I parenti casertani hanno organizzato una vera e propria . Una mattina, all’alba, sono cosi’ venuti a Trani a prendere la donna 56enne e le due figlie.Le hanno condotte a Caserta. Qui le tre vittime hanno denunciato i fatti alla sezione della Squadra Mobile che si occupa di reati contro le donne.

Il centro antiviolenza Spazio Donna ha preso in carico la madre e le due figlie vittime. L’avvocato Martina Piscitelli, le ha assistite nel processo riuscendo a far condannare il marito “padre padrone”.