Nessuno vuole vaccinare mio padre

Redazione
Nessuno vuole vaccinare mio padre
Avellino: open-day per le vaccinazioni anti Covid-10 gioved' 21 dicembre

Nessuno vuole vaccinare mio padre. Pubblichiamo questa lettera di una nostra lettrice che ci espone un problema serio e vero. Trra gli altri, vengono chiamati in causa i medici di famiglia. Una riflessione sul ruolo di queste figura, terminata la pandemia varrebbe la pena farla.

Mi chiedevo che fine abbia fatto la sbandierata “eccellenza campana” nella sanità. E, se questo Paese è sempre uno o è stato realizzato il vecchio piano leghista di avere tante piccole patrie.

Gestione imbarazzante

Mi pare che la gestione delle vaccinazioni sia come minimo imbarazzante nella nostra regione e proceda al contrario rispetto alle priorità dichiarate e alla logica.

Sono una quarantenne sana che vive a Milano e sono in lista per essere vaccinata il 12 giugno, mentre mio padre, soggetto fragile, si è visto negare la vaccinazione poichè vive in provincia di Avellino, cioè in una Regione in cui l’anamnesi è sostanzialmente a carico del medico di famiglia.

Costui però, nonostante mio padre sia affetto da fibrillazione atriale, da maculopatia e assuma regolarmente il Cumadin, ha deciso che la sua situazione non è di fragilità. E che poteva tranquillamente procedere alla vaccinazione.

Egli allora si è recato al centro vaccinale, dove gli hanno detto che non si sarebbero assunti la responsabilità di vaccinarlo senza una dichiarazione del suo stato di salute da parte del medico di famiglia.

Tornato dal medico di famiglia, si è sentito dire che era il Comune che avrebbe dovuto procurare tale dichiarazione. In Comune hanno risposto che non era assolutamente compito loro.

Allora, tornato dal medico di famiglia, si è sentito ribadire che i soggetti fragili sono altri tipi di persone, per cui è tornato al centro vaccinale, dove il medico vaccinatore di turno si è nuovamente rifiutato di inoculare il vaccino dato che per lui era decisamente un soggetto fragile e quindi…

Teatro dell’assurdo

Quindi mio padre ad oggi non è ancora vaccinato e ci troviamo in una situazione a metà tra il Castello di Kafka e il teatro dell’assurdo di Beckett e che sembra un po’ comica, se non fosse drammatica.

Perché è evidente che la burocrazia e la mancanza di volontà di prendersi le proprie responsabilità, o la scarsa chiarezza nei regolamenti, non sta a me dirlo, finiscono per ottenere il risultato opposto a quello auspicato dalle dichiarazioni pubbliche dei politici e dalle raccomandazioni istituzionali.

Tutti  concordi nell’affermare che gli ultrasessantenni non devono “sfuggire alla vaccinazione”, soprattutto se “fragili”. E non penso che non sia l’unico a trovarsi in questa situazione. A meno che non si vada dall’amico dell’amico.

Lettera firmata