Rapporto Pendolaria: al Sud meno treni e più vecchi

Redazione
Rapporto Pendolaria: al Sud meno treni e più vecchi
Mortaruolo, pronto a viaggiare con il presidente del comitato disagiati

Legambiente presenta l’annuale rapporto di analisi del trasporto ferroviario in Italia che evidenzia come ad aumentare siano le differenze tra le Regioni e le diversi parti del Paese. Inoltre il ritardo nella dotazione di trasporto su ferro delle aree urbane rimane rilevantissima rispetto all’Europa ed una delle cause dello smog che attanaglia le città italiane.

In Campania, sono stati 84,2 i milioni destinati a Trenitalia nel biennio 2018/2019, per l’acquisto di 12 treni Jazz, mentre per il proseguimento del piano di rinnovamento della flotta EAV, nel periodo 2015-2020, sono stati finanziati circa 54 milioni per l’acquisto di 26 nuovi ETR ed il revamping di altri 37 per le linee Vesuviane, 12 nuove unità di trazione e 14 convogli revampizzati per le linee Flegree, il revamping di altre 12 motrici per la linea Piscinola-Aversa e per le linee suburbane altre 9 unità di trazione nuove ed il revamping di 5 convogli.

Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità, e dalle Regioni che in questi anni hanno investito, la situazione del servizio è peggiorata, con meno treni in circolazione, e di conseguenza scende il numero di persone che prende il treno. Solo negli ultimi anni cè stato un recupero dellofferta di servizio Intercity – treni fondamentali nelle direttrici fuori dallalta velocità, in particolare al sud e nei collegamenti con i centri capoluogo di Provincia, ma dal 2010 al 2017 la riduzione delle risorse, con proroghe del contratto tra il Ministero delle Infrastrutture e Trenitalia, ha portato ad una riduzione drastica dei collegamenti che emerge con chiarezza dal bilancio consolidato di Trenitalia.

Nuovamente in calo invece il numero dei passeggeri in Campania, passato addirittura da 467.000 nel 2011 a 262.000 (nonostante negli ultimi anni il trend fosse in miglioramento)

Per comprendere le ragioni di una situazione nel trasporto ferroviario nella quale si ampliano le differenze tra aree del Paese e tra servizi di qualità e invece profondamente degradati occorre guardare dentro i numeri ed i problemi. In questi anni in alcune parti del Paese la situazione è migliorata rispetto al passato mentre in altre è peggiorata, e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio tra gli stessi pendolari.

Nel complesso la quantità di treni regionali in servizio, considerati tutti i gestori, è finalmente tornata ai livelli del 2010, ma dopo anni di riduzione e con notevoli differenze tra le Regioni.

Un esempio è la situazione drammatica che vivono quei 93mila cittadini campani che ogni giorno sono costretti a prendere le ex linee Circumvesuviane (erano 107mila nel 2010). Sulle tre storiche linee suburbane di Napoli gestite da EAV si è passati da 520 corse giornaliere nel 2010 a 367 corse nel 2016, con un calo dellofferta di treni del 30%, solo in minima parte recuperato negli ultimi anni.

E’ semplice la ragione per cui nelle Regioni del Mezzogiorno il trasporto ferroviario è molto meno utilizzato che nel resto del Paese. I treni in circolazione sono molti meno e addirittura si sono ridotti negli ultimi dieci anni a differenza che nel resto del Paese. I dati sono chiari: al Sud circolano meno treni, sono più vecchi e su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.