Rotondi: ogni donazione per la scuola è preziosa, ma sia l’Istituzione scolastica a decidere in autonomia

Redazione
Rotondi: ogni donazione per la scuola è preziosa, ma sia l’Istituzione scolastica a decidere in autonomia

Rotondi. L’episodio della donazione di fondi per arredi scolastici al plesso di Campizze ha suscitato qualche interesse sui media cosa che ci fornisce l’opportunità di fare a nostra volta una considerazione politica, magari (anzi è il caso) allargando il discorso al tema più generale del finanziamento del servizio scolastico.

In premessa, per lo specifico riteniamo dire che è meglio sottrarre il dibattito sulla scuola a considerazioni di polemica spicciola. Va altrettanto evitato il rischio per cui fatti, che vanno guardati con un taglio anzitutto tecnico e politico, si facciano assurgere a questione di principio, con la conseguenza di spostare il discorso su un piano addirittura ideologico-filosofico (per chi ne è capace) assai poco concreto in relazione ad obiettivi ben più prosaici associati all’esigenza di assicurare risorse alla Scuola.

Le scuole del primo ciclo dipendono dai Comuni un po’ per tutta la “logistica” e in particolare per le infrastrutture, arredi e dotazioni didattiche; nel tempo, ciò si è configurato come una criticità più che come una opportunità per i fruitori del servizio scolastico.

Difatti è nota la scarsità di risorse finanziarie, di pianta organica e di competenze dei Comuni che dovrebbero (DLgs 297/1994 e sgg) assicurare le risorse strumentali su cui basare il servizio scolastico. Sono altresì note le criticità che affliggono strutture e organizzazione della Scuola Pubblica, come narrano frequenti le cronache nazionali.

La questione della disponibilità di risorse finanziarie (e del loro uso ottimale) è fondamentale  per rendere il servizio scolastico all’altezza del compito costituzionale assegnatogli.

Venendo al fatto specifico di Campizze (per cui un privato ha offerto risorse alla scuola frequentata dai propri figli), occorre che chi ha pretese di classe dirigente deve porsi (e porre) la domanda di come valutare e gestire una eventualità del genere. E occorre farlo andando oltre rozze semplificazioni e considerazioni rusticane che riducono a mero folklore un dibattito che invece va allargato (incoraggiando e non spaventando gli interlocutori potenziali) e, nel rispetto delle posizioni di ciascuno, valorizzato per la crescita di una migliore sensibilità sociale per la Scuola.

Ebbene, in una situazione di scarsità di risorse dovrebbero essere ben accette tutte le donazioni, le quali devono essere rispettose dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche e, entro certi limiti, devono ricercare una armoniosa integrazione con le Istituzioni locali (almeno quelle che esprimono volontà di dialogo).

La costruzione del benessere sociale passa anche attraverso i singoli cittadini (o in forma associata). È il tema della sussidiarietà orizzontale. Oggi possono concorrere (ma non sostituirsi) anche i singoli cittadini alla promozione del benessere sociale, fornendo risorse (danaro, tempo, competenze, strutture, materiali).

Poi, posto che le Istituzioni devono garantire a tutti un livello minimo di partenza, sta ai governi locali e alle Dirigenze scolastiche saper trasformare in opportunità tutte le risorse che si rendano disponibili, con pragmatismo e con una logica di miglioramento continuo che porti l’asticella più in alto per tutti anche se con tempistiche differenziate, piuttosto che lasciare tutto fermo in attesa di improbabili soluzioni astrattamente egualitaristiche del tipo “o tutto o niente” (che peraltro non si danno nella ordinarietà dei casi).

Per meglio spiegare, invitiamo a pensare al Terzo Settore. Nel passato, lo Stato Sociale funzionava con erogazioni fatte ai comuni e da questi poi con contributi ai cittadini indigenti. Poi lo Stato si è reso conto che non poteva riuscire a soddisfare tutte le esigenze che c’erano in materia sociale e quindi è cambiata radicalmente la normativa che ora cerca di coinvolgere nella erogazione di servizi alla collettività anche associazioni e privati i quali contribuiscono in maniera importante a sostenere tutto il sistema.

Senza pretesa di esaurire un dibattito che è tanto ampio quanto interessante, riteniamo importante sottolineare che la nostra società deve puntare a confrontarsi sui “grandi temi” con pazienza e perseveranza (fruendo della fondamentale funzione dei media locali): lo sviluppo passa per una società viva e vitale, che incoraggi interlocutori coraggiosi e impegnati, che discute di sé con qualità e metodo e cerca soluzioni all’altezza dei tempi.

Sarebbe una piacevole sorpresa se altre persone, magari del mondo della scuola o delle professioni intellettuali, oltre che della politica, si unissero in una riflessione sull’argomento, offrendo con ciò un formidabile contributo alla silente comunità caudina.

Gruppo Consiliare Terramia