San Martino: La caudina Paola Lanzotti racconta la sua esperienza in Togo

Redazione
San Martino: La caudina Paola Lanzotti racconta la sua esperienza in Togo

La caudina Paola Lanzotti è andata fino in Togo per portare un po’ di affetto, regalare un sorriso e toccare con mano che c’è tanta gente che ha bisogno di noi. “Ho affrontato questo viaggio consapevole del fatto che una volta tornata a casa ne avrei sofferto, lo chiamano mal d’Africa ed è intriso di colori, di odori, di suoni, è pieno delle loro mani tese a chiedere una caramella, è pieno dei loro piedini scalzi, dei loro sorrisi, dei loro canti di benvenuto, dei colori vivaci delle stoffe dei loro vestitini. Il mio mal d’Africa è ricco di mani unite, di preghiere, di ringraziamenti, di incontri, ha il volto di tutte le persone straordinarie che ho avuto il piacere di incontrare e che mi stringevano la mano con quel caloroso bienvenue di tutti i bambini che ho potuto accarezzare, tenere in braccio e, perché no, anche fotografare. Prima di conservare i ricordi, bisogna viverli e prima di raccontarli bisogna elaborarli e trovare loro il posto giusto. Infatti non mi piace chiamarlo mal d’Africa ma piacevole nostalgia”. Queste le prime parole di Paola Lanzotti, partita alla volta del Togo con 4 valigie piene di cose da dare, farmaci e aiuti raccolti con la collaborazione di amici e dell’associazione Amore oltre i confini che ha aggiunto: “Sono io che ho appreso da loro rendendomi conto di quanto poco facciamo per il prossimo anche se loro hanno uno sguardo sereno e forse la situazione non la vivono nemmeno così male. Mi hanno colpito i bambini che tranquilli non giocavano sui tablet ma rincorrevano il copertone di una ruota tenuto a bada con un bastone, le donne che lungo le strade con grandi carichi di frutta sulla testa si avvicinavano cercando di vendere qualcosa. Non basterebbero fogli per descrivere cosa ho provato in Togo e precisamente ad Atacpamè dove durante i miei viaggi da un villaggio all’altro ho percorso strade non asfaltate e poco frequentate se non da pulmini stracarichi di persone e bagagli e spesso anche animali. Ho visto la vera povertà e quelle donne e bambini che si accalcavano intorno ai pozzi, quei pochi che ci sono altrimenti attingevano acqua da uno stagno; e poi la mia esperienza nelle scuole dove con un fiore di carta, con un fiocco fatto col nastrino il loro entusiasmo era alle stelle, tutti attenti, volenterosi di imparare e felici insieme con gli insegnanti”. Oltre a quello nelle scuole la caudina Lanzotti ha tenuto un corso in Chiesa con fiori finti dato l’eccessivo caldo e la non possibilità di utilizzare quelli freschi. Paola Lanzotti continua: “Darei solo acqua, dignità e un minimo di lavoro alle persone del Togo dopo il loro completamento degli studi, per il resto lascerei viverli così nella loro semplicità che sa solo di serenità” e conclude con una frase di Maria Teresa di Calcutta: “Quello che possiamo fare è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”. Esperienza significativa quella della caudina Paola Lanzotti che, oltre all’affetto, caramelle e 1710 euro consegnati pro manibus al missionario in Togo Padre Jean che sta enfatizzando da tempo il suo impegno nell’ istruzione, nella sanità e sull’acqua davvero indispensabile, è pronta a raccogliere altri fondi per inviarli alle popolazioni del Togo per dare un aiuto, anche se minimo, che possa contribuire a rendere migliore la loro vita. L’intento è quello di elevare i livelli di civiltà di quella popolazione che sconta ancora i mali del sottosviluppo nella speranza che queste comunità indigenti e deboli possano raggiungere al più presto i livelli delle popolazioni più avanzate. Intanto Paola Lanzotti, nostalgica, conta di tornare in quei luoghi fra pochi mesi.

Brigida Abate