Terremoto 1980, da figli dell’innocenza a figli dell’emergenza

Redazione
Terremoto 1980, da figli dell’innocenza a figli dell’emergenza
Terremoto 1980, da figli dell'innocenza a figli dell'emergenza

Terremoto 1980, da figli dell’innocenza a figli dell’emergenza. Tra poche ore saranno passati 42 anni dal terremoto dell’Irpinia. Chiunque abbia vissuto il 23 novembre ricorderà per sempre quella domenica e non dimenticherà mai tutto quello che avvenne dopo le 19 e 34.

I figli dell’emergenza

Si può dire che una provincia povera, arretrata e sfortunata in quel preciso istante perse per sempre l’innocenza. In molti capirono subito che quella strage, quei tremila morti potevano servire a creare immense fortune.

Fortune economiche, fortune elettorali , fortune malavitose, fortune costruite sul sangue della povera gente. Prima del terremoto non si era mai sentito parlare di camorra in Irpinia, dopo non è più andata via.

Questa smania di arricchirsi contagiò tutti, anche chi doveva riparare solo un’abitazione. E le pratiche della ricostruzione divennero un business che fece trasformarono gli uomini in avvoltoio.

I figli della povertà e dell’innocenza divennero i figli dell’emergenza, dell’eterna emergenza. Dal 1980 ad oggi, infatti, passiamo senza neanche rendercene conto da un’emergenza ad un’altra.

Emergenza prefabbricati, emergenza scuole emergenza criminalità, emergenza idrogeologica, Proprio in queste ore abbiamo avuto a che fare con un’emergenza meteo. Poi ci sarebbero l’emergenza strade e soprattutto l’emergenza criminalità.

Fate Presto

“ Fate Presto “ urlò in una prima pagina diventata storica ed anche un’opera d’arte Il Mattino il 26 novembre del 1980. Tre giorni dopo quella sciagura tanta gente era ancora sotto le macerie. Alcune frazione di paesi erano conosciute solo sulle mappe militari e ci si si arrivava con strade mulattiere.

I soccorsi non fecero presto perché il concetto di Protezione Civile è nato solo dopo quella immane sciagura. E si continua a non fare presto neanche per le mille emergenze che ci tocca vivere.

L’ultima emergenza che citiamo è anche quella più grave. Quei paesi ricostruiti dopo il terremoto si vanno spopolando. A breve gli unici abitanti saranno gli anziani ed i ricordi. E ci si ricorderà anche quando in questa provincia arrivarono migliaia di miliardi di lire e si potevano mettere le basi per uno sviluppo duraturo. Ma questa davvero è un’altra storia.

                                                                                                                                                                                                                                                                                   P.V.