Valle Caudina: Il commento al Vangelo di Padre Ermes Ronchi

Redazione
Valle Caudina: Il commento al Vangelo di Padre Ermes Ronchi

Da questa settimana Il Caudino pubblicherà i commenti al Vangelo della domenica firmati da padre Ermes Ronchi, quelli che ogni settimana il quotidiano Avvenire ospita in una rubrica molto seguita. Perché questa novità? Per dare una risposta al bisogno crescente di tanti fedeli di approfondire la Parola di Dio. E perché proprio i commenti di padre Ermes? Perché nessuno meglio di lui sa impastare le domande di ogni giorno alle parole del Vangelo con la soavità della poesia.

 CHI È PADRE ERMES RONCHI?

Friulano, della provincia di Udine, è un sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, confratello dell’indimenticabile poeta padre David Maria Turoldo. Tra il 2009 e il 2014 ha spiegato il Vangelo su Rai 1, nella rubrica Le ragioni della Speranza, all’interno di A Sua Immagine. Nel 2016 Papa Francesco lo ha chiamato per predicare gli esercizi spirituali a lui e alla curia vaticana. «La fede si manifesta in tre passi: ho bisogno, mi fido, mi affido», ha scritto una volta. «La fede crede che nel tempo della tempesta Dio non è altrove ma sta nel riflesso più profondo delle tue lacrime, a farsi argine alle tue paure. Dio è presente, ma non come vorresti tu, bensì, come vuole lui».

LA LECTIO DIVINA

Sul sito de Il Caudino il commento arriverà tutte le settimane (sul cartaceo, invece, troverete quello della domenica più vicina all’uscita) e sarà già una bella lettura in sé. Ma sappiamo che molti lo useranno per la personale meditazione del Vangelo domenicale: un aiuto per entrare nel testo biblico, per lasciarsene interrogare. L’antica tradizione monastica ci tramanda il metodo della lectio divina, grazie alla quale la Parola di Dio parla direttamente al nostro cuore e alla nostra vita. In che modo? Il primo passo è la lectio in senso stretto: che vuol dire leggere e anche rileggere il brano del Vangelo, sottolineando le parole e le azioni che ci sembrano più significative. Il secondo gradino è la meditatio, ovvero domandiamoci che cosa dice alla nostra vita la Parola che abbiamo appena letto. E qui può diventare molto utile la riflessione di padre Ermes Ronchi. Il terzo passo è l’oratio, cioè un dialogo con il Signore che, come scrivono i monaci di Bose: «mi ha parlato attraverso il testo». È il momento della preghiera: per ringraziare, chiedere, intercedere. Infine l’actio, l’azione, perché terminata la meditazione, si deve inevitabilmente passare ai fatti.
È il grande tesoro della spiritualità cristiana. Ci si possono affondare le mani con libertà e ora i commenti di padre Ermes Ronchi potranno diventare un validissimo aiuto.

Rosario Carello

V Domenica Tempo ordinario – Anno C

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda (…). Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci (…).

“NON TEMERE”. E IL FUTURO SI APRE
di padre Ermes Ronchi
La nostra vita si mette in cammino, avanza, cammina, corre dietro a un desiderio forte che nasce da una assenza o da un vuoto che chiedono di essere colmati. Che cosa mancava ai quattro pescatori del lago per convincerli ad abbandonare barche e reti e a mettersi in cammino dietro a quello sconosciuto, senza neppure domandarsi dove li avrebbe condotti?

Avevano il lavoro e la salute, una casa, una famiglia, la fede, tutto il necessario per vivere, eppure qualcosa mancava. E non era un’etica migliore, non un sistema di pensiero più evoluto. Mancava un sogno. Gesù è il custode dei sogni dell’umanità: ha sognato per tutti cieli nuovi e terra nuova.

I pescatori sapevano a memoria la mappa delle rotte del lago, del quotidiano piccolo cabotaggio tra Betsaida, Cafarnao e Magdala, dietro agli spostamenti dei pesci. Ma sentivano in sé il morso del più, il richiamo di una vita dal respiro più ampio. Gesù offre loro la mappa del mondo, anzi un altro mondo possibile; offre un’altra navigazione: quella che porta al cuore dell’umanità «vi farò pescatori di uomini», li tirerete fuori dal fondo dove credono di vivere e non vivono, li raccoglierete per la vita, e mostrerete loro che sono fatti per un altro respiro, un’altra luce, un altro orizzonte. Sarete nella vita donatori di più vita.
Gesù si rivolge per tre volte a Simone:

– lo pregò di scostarsi da riva: lo prega, chiede un favore, lui è il Signore che non si impone mai, non invade le vite;

– getta le reti: Simone dentro di sé forse voleva solo ritornare a riva e riposare, ma qualcosa gli fa dire: va bene, sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, solo sguardi, ma per Gesù guardare una persona e amarla erano la stessa cosa. Simone si sente amato.

– non temere, tu sarai: ed è il futuro che si apre; Gesù vede me oltre me, vede primavere nei nostri inverni e futuro che già germoglia.

E le reti si riempiono. Simone davanti al prodigio si sente stordito: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Gesù risponde con una reazione bellissima che m’incanta: non nega questo, ma lui non si lascia impressionare dai difetti di nessuno, dentro il presente lui crea futuro. E abbandonate le barche cariche del loro piccolo tesoro, proprio nel momento in cui avrebbe più senso restare, seguono il Maestro verso un altro mare. Sono i “futuri di cuore”. Vanno dietro a lui e vanno verso l’uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.
Chi come loro lo ha fatto, ha sperimentato che Dio riempie le reti, riempie la vita, moltiplica libertà, coraggio, fecondità, non ruba niente e dona tutto. Che rinunciare per lui è uguale a fiorire.

(Letture: Isaia 6, 1-2.3-8; Salmo 137; 1 Corinzi 15, 1-11; Luca 5, 1-11).