Valle Caudina: rivoluzione sessuale? Non scherziamo…
“In Valle Caudina c’è un sexy shop automatico e due night club. Come vivono il sesso i Caudini? (boh!!!). Facci un pezzo (uhmm…) Perché lo chiedo a te? (eh, perché?) Hai la penna fine ed la giusta ironia per trattare un argomento che altrimenti sarebbe pruriginoso.”
Bene. Dopo questa risposta, il pezzo lo faccio.
Comincio con il raccontare come ho scoperto dell’esistenza di tali (pretesi) simboli della rivoluzione sessuale in Valle Caudina. Una fredda sera di febbraio, al ritorno da una cena elegante, (non quelle elegantemente ex “presidenziali”, che andate a pensare???), mentre mio marito parcheggiava sotto casa, alla nostra autovettura si è accostata un’utilitaria; uno dei due tizi a bordo ha abbassato il finestrino e, in maniera disinvolta, ci ha chiesto indicazioni stradali per raggiungere un night da quelle parti, appena inaugurato. Ed ho notato che il mio consorte,- mentre rispondeva diplomaticamente all’interlocutore occasionale de quo di non essere molto informato, genericamente, circa locali di nuova apertura, – guardava me per scoprire fino a che punto fossi imbarazzata. “Figurarsi”- ho pensato- “ho vissuto in città, ho reminiscenze culturali di “Porci con le ali”, e conosco a memoria le sublimazioni di Kundera; vuoi che mi scandalizzi perché due sconosciuti lardosi-bavosi-panzuti-rattusi mi chiedono di un night a pochi Km da casa mia???”
Che poi, scherzi a parte, è anche vero. Non è la vicinanza di questi posti a scandalizzarmi, quanto il fatto che la loro apertura possa essere percepita come sintomatica di una rivoluzione sessuale appena arrivata in Valle Caudina; quasi che i Caudini, sin ora, fossero rimasti immuni dall’universale trasformazione dei costumi che ha interessato l’occidente dal ’68 ad oggi; quasi che i luoghi di smercio del sesso, qui, possano essere in qualche modo equiparati alla scoperta della pillola, alla minigonna (od anche al “grammofono” di Robertino in “Ricomincio da tre”!!!)
È sin troppo noto, anche nei piccoli centri, che la liberalizzazione commercialistica dei comportamenti sessuali, – frutto infimo del capitalismo oltranzistico, che del sesso si serve per pubblicizzare, in maniera assai redditizia, ogni sorta di prodotto, – ha portato alla massificazione ed alla standardizzazione della sessualità; ma questo è business, troppo spesso è “prostituzione”, non rivoluzione sessuale.
Oggi, forse, è molto più rivoluzionario non concepire il corpo come mercanzia da offrire a buon prezzo, in cambio di ciò che si percepisce come successo.
È pleonastico ribadire che la libertà di espressione dell’individuo, anche quella “sessuale”, è un caposaldo indiscutibile, con la conseguenza che la scelta dei comportamenti sessuali del prossimo non sono affar mio.
Non di meno, l’accettazione e l’elaborazione della sessualità di ciascuno non possono che avere una dimensione interiorizzata, che prescinde dalle ostentazioni esteriori.
Il problema non sono i night (ci mancherebbe, non è affar mio)! Il problema è che quei posti non si chiamano “rivoluzione sessuale”; si chiamano business, si chiamano “mercificazione del corpo”, e sono vecchi quanto l’uomo. La rivoluzione sessuale è un’altra cosa.
Rosaria Ruggiero