Cervinara, Madonna: dalla grazia del presidente Leone alla morte misteriosa

Il Caudino
Cervinara, Madonna: dalla grazia del presidente Leone alla morte misteriosa

Cervinara. Al biliardo era un campione. Era sempre elegante ed aveva un eloquio veemente e raffinato.
Gli piaceva la bella vita, le donne avevano un debole per lui, ma era anche un brillante studente al liceo classico di Airola, che allora potevano frequentare solo i figli dei notabili. La mamma impazziva per quel figlio ed aveva fatto di tutto perchè potesse avere una ottima istruzione come i coetanei più fortunati. Del resto, meritava quella chance più di tanti altri.
Ma, Enrico Madonna, non era un ragazzo come gli altri. Aveva mille interessi, tra i quali anche la politica, avrebbe potuto fare fortuna in qualsiasi campo, ma si sentiva attratto dal confine che separa la legalità dall’illegalità. Forse perchè aveva trascorso qualche anno, tra infanzia ed adolescenza, da uno zio a Napoli.
Tra i vicoli della città porosa, probabilmente, aveva imparato che non si scherza con la legge della strada. Aveva capito che se non riesci a farti valere, anche con la violenza, facilmente, ti potranno sopraffare.
Quella dei primi anni sessanta, era la Napoli dei Guappi e degli americani.
Il monopolio della droga era nelle mani del clan dei Marsigliesi e la camorra non aveva ancora fatto quel salto di qualità che l’avrebbe fatta diventare, a cominciare da Raffaele Cutolo, una holding internazionale del crimine.
Questo non vuol dire che era meno violenta e meno disperata di oggi. Ci voleva poco per prendersi una rasoiata o un colpo di pistola. In quella cultura si forma il giovane Madonna e quando ha appena 12 non esita a sparare ad un calzolaio che gli ha mancato di rispetto o lo ha fatto con qualche donna della sua famiglia.
La circostanza non è stata mai chiarita. Ma quell’episodio, probabilmente, segnerà tutta la sua esistenza.
Quando torna a Cervinara, arriva con un’aura di bello e dannato. E lui fa di tutto per mantenere quella fama. La pistola la porta sempre addosso, sotto quelle sue giacche eleganti e non esita a sfoderarla sul tavolo da gioco o per difendersi dalla violenza politica di quegli anni. La politica lo appassiona, ha ideali della destra fascista. Questo non gli impedisce di candidarsi nella fila della Democrazia Cristiana al consiglio comunale di Cervinaara. Ha soli 24 anni, è giovassimo per i canoni dell’epoca e potrebbe essere il primo step di una carriera politica luminosa. Ma l’altro mondo continua ad attirarlo.
E non riesce a sfuggire da quel richiamo. Così, proprio mentre festeggia l’elezione a consigliere comunale, progetta e mette in atto una rapina all’allora Banca Popolare dell’Irpinia, che ha aperto una filiale a Rotondi. Lo ha fatto, in quanto nel piccolo centro ha aperto un tabacchificio che da lavoro a migliaia di persone. Nel giorno del pagamento dello stipendio, la filiale allora, si trovava nel centralissimo corso Del Balzo, sbucano degli uomini armati e portano via tutto. Il bottino è cospicuo, si tratta di quasi cento milioni di lire, che all’epoca erano un capitale. Madonna è la mente della rapina. Studia tutto nei minimi particolari. Addirittura l’auto dei suoi complici, passa un secondo prima che cala il passaggio a livello, mettendo fuori eventuali inseguitori. Ha studiato tutto, ma deve fare i conti con il dilettantismo dei suoi complici di Cervinara. Spartiscono il bottino e raccomanda loro di far passare almeno sei mesi prima di spenderli. Ma uno di loro non segue le istruzioni. Comincia a spendere a spandere, richiamando l’attenzione dei carabinieri. Una volta in caserma, grazie anche a qualche schiaffone, dice, canta i suoi compagni ma anche l’ideatore. Quando Madonna, capisce di avere i giorni contanti, per non mettere in imbarazzo la Dc, si fa convincere dall’allora segretario provinciale, Tonino Telaro, a dimettersi dal consiglio comunale. Dopo l’arresto, comincia la seconda vita del “consigliori” di Raffaele Cutolo. Proprio in carcere, a Bellizzi Irpino, ad Avellino conosce il professore. Cutolo capisce con chi a che fare. Stringe con lui una solida amicizia e lo convince a terminare gli studi universitari e a laurearsi. Il professore lo aiuta, in quanto a libro paga ha già diversi avvocati che sono bene inseriti nell’ambiente universitario napoletano. Madonna consegue la laurea. E’ uno dei primi detenuti italiani a farlo e l’allora presidente della repubblica Giovanni Leone lo grazia. Una volta fuori, può meglio curare gli interessi del suo mentore e venire a conoscenza dei più grandi segreti italiani. Proprio per quelli, probabilmente, verrà ucciso il 7 ottobre del 1993. Un omicidio, ad oggi, senza mandanti e senza esecutori, quale stiamo cercando di fare un po’ di chiarezza, grazie anche alla collaborazione di Carlo Calvi, figlio di Roberto, il banchiere di Dio. (continua) – (nella foto: Raffaele Cutolo)

Peppino Vaccariello

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