Coronavirus, Cervinara: 35 giorni senza tampone

18 Aprile 2020

Coronavirus, Cervinara: 35 giorni senza tampone

E’ un uomo di Cervinara di quarant’anni con figli e moglie. E da trentacinque giorni aspetta che qualcuno gli faccia un tampone perché, come leggerete, i sintomi ci sono tutti.

La persona di cui parliamo, per ovvi motivi di privacy non diciamo il nome, è in quarantena volontaria da quaranta giorni.

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“Circa quaranta giorni fa – spiega al Caudino – ho iniziato ad avere febbre alta a trentanove. Quindi mi sono messo in casa e ho rispettato le indicazioni delle autorità sanitarie. Dopo cinque giorni di febbre, è insorto il mal di pancia, diarrea forte e difficoltà respiratorie”.

A quel punto iniziano le preoccupazioni del nostro lettore. “Quando poi si è aggiunta anche la tosse, confesso che mi è salita molta ansia. Allora ho contattato il mio medico curante che mi ha suggerito di fornirmi di un saturimetro: se non fosse sceso al di sotto di 95, non avrei dovuto preoccuparmi. E in effetti non è sceso solo che io non miglioravo. Allora  – dice ancora – ho sollecitato per capire di più: cosa mi stava succedendo e perché non miglioravo? Ho chiesto il tampone. Ed è iniziata la mia odissea”.

L’uomo ci dice di aver chiamato il 118 “e qui ho trovato molta comprensione: il virologo con cui ho parlato, mi ha spiegato che i sintomi erano quelli ma che il saturimetro mi dava sicurezza. In ogni caso, mi sarei potuto recare all’ospedale Moscati per fare tutti gli accertamenti. Confesso che questo mi ha spaventato: non miglioravo ma ho temuto di essere ricoverato”.

Poi racconta di aver saputo dell’esistenza delle unità inviate dall’Asl a girare sul territorio. “Ho sollecitato per l’ennesima volta il mio medico di famiglia e finalmente, dopo un venticinque giorni che ero a casa sono passati.

Chi mi ha visitato, professionale e gentilissima, dice che con ogni probabilità ho avuto il Covid-19 ma che ero in via di guarigione. Ovviamente la cosa non mi ha lasciato tranquillo e ho di nuovo insistito con il mio medico per sollecitare il tampone.

Disperato, ho chiamato all’Asl: a loro non risultavo in lista perché, cito testualmente, ricevono mille mail al giorno e il sistema non li regge. Mi hanno detto, allora, di far inviare un fax dal medico di base. E finalmente ieri è stato inviato. Intanto sono 35 giorni che non esco di casa, non vado a lavoro e non so di cosa ho sofferto e sto ancora soffrendo”.

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