La storia del Mulino di Ioffredo di Cervinara

Redazione
La storia del Mulino di Ioffredo di Cervinara
C'era una volta Joffredo

La storia del Mulino di Ioffredo di Cervinara. I lavori di riqualificazione di piazza Joffredo a Cervinara hanno riportato alla luce la torre dell’antico mulino. Sin da 600 si ha notizia di questo fabbricato.  «All’incontro detta Chiesa, seu Parocchia, vi è il Molino della Corte a una macina e sotto di esso è un altro Molino, li quali lavorano dell’acque che scendono dalle Montagne sotto la Torre vecchia» (1655). Dai catasti onciari del 1753 risulta che il «Marchese Don Pasquale Diodato Caracciolo ha … Molino a S. Nicola e Molino a S. Gabriele entrambi ad acqua per uso di macinar grano …».

Il Corriere della Sera

D’inverno il torrente Castello faceva girare le macine di quattro mulini ad acqua: mulino Befi a Castello, mulino Moscatiello a Joffredo, mulino di mezzo e mulino di Pantanari. Il Corriere della Sera parlò per la prima volta di Cervinara il 16 marzo 1876 citando proprio il mulino di Joffredo. L’impianto era formato da una torre di raccolta, da un seminterrato con le macine e da un’ampia cantina con volta a botte. Quando si apriva la chiusa, l’acqua cadeva, facendo girare le macine a ruota orizzontale. Il mulino riceveva l’acqua non direttamente dal fiume, ma attraverso canali di adduzione, costruiti con archi e contrafforti per regolarne flusso e portata.

La Torre era un oblungo imbuto, che sprofondava riducendosi sul fondo ad un oculo scuro e pauroso. Lo gestì in affitto Pasquale Moscatiello e suo figlio Carmine detto Zichillo, che l’acquistò dalla Signora Giulia Caracciolo di Volturara fu Marchese Leopoldo con atto, sottoscritto a Napoli il 16 marzo 1912. «Il molino trovasi … di fronte alla chiesa di San Nicola … si compone del compreso terreno, coperto porzione a volte e porzione a trave, con due macchine per molire il grano, l’uva, il granturco … una piccola stalla contigua ed un piccolo spazio per spandere il grano … Le macine sono alimentate ad una sorgiva d’acqua di pochissima portata che unita alle acque di pioggia può far funzionare il detto mulino … Le condizioni statiche … lasciano molto a desiderare essendo … abbastanza vetusto. Attualmente trovasi fittato a Carmine Moscatiello per annue £ 550».

L’economia del Borgo

Il mugnaio ebbe solo figlie femmine (l’unico maschio, Pasquale, sopravvisse solo tre mesi nel 1902). Restaurò il mulino ed eresse il piano rialzato per abitarvi. Quando nel 1939 morì, lo ereditò sua figlia Nicolina, che aveva sposato Nicola Campana. Nel 1949 l’alluvione danneggiò la briglia che portava l’acqua dal torrente; riparata a spese dei proprietari. Nel 1951 fu nuovamente danneggiata durante i lavori di sistemazione del torrente. Nel 1955 il mulino risultava inglobato in un ampio caseggiato, con antistante spiazzo di altro connesso sottoposto piccolo appezzamento di terreno, a forma irregolare, racchiuso fra il torrente, che vi scorre a confine da un lato, e il canaletto di scolo delle acque già alimentanti il mulino. Vi erano anche pollaio, viti e un albero di fico.

Nel 1959 il Comune attestò “che il mulino di proprietà di Moscatiello Nicolina rimonta ad epoca assai remota prima ancora del Regno dei Borboni. E’ azionato ad acqua piovana, la quale, nei mesi invernali, defluisce nel letto del torrente Castello, con diga di imbrigliamento e canaletto di derivazione. Nei mesi estivi … resta inattivo. Anche nel corrente anno … ha funzionato sempre nel modo e al tempo di cui innanzi”.

Funzionò così ancora pochi anni. Il caseggiato, lesionato dall’alluvione del 1999, è stato abbattuto nel 2012. Ora il vecchio mulino e la torre sono stati recuperati. L’ingegnoso sistema idraulico dell’impianto è, però, solamente intuibile a chi conoscesse la geografia del luogo, oggi completamente stravolto per l’abbattimento delle case che cingevano la piazza. Rimane il nucleo del mulino e la torre, un tempo al centro dell’economia chiusa del borgo e ora visitabile grazie al brillante lavoro di restauro

Massimo Zullo