Maltempo? Tranquilli: l’estate di San Martino è vicina

Il Caudino
Maltempo? Tranquilli: l’estate di San Martino è vicina
Valle Caudina: arriva l'autunno, brusco calo delle temperature

Mentre previsioni catastrofiche suggeriscono l’allerta meteo in tutto il Sud, noi caudini stiamo piuttosto sereni. Noi, nelle leggende con un fondo di verità, – che fanno bene al cuore e ci rendono migliori- ci crediamo.
Non è che non sappiamo che, nella seconda decade di novembre, si verifica, regolarmente, un fenomeno dovuto all’espansione di un anticiclone iberico verso il Mediterraneo, i cui effetti mitigano temperature proiettate verso il clima invernale, regalandoci tipici “ripensamenti” di tempo più mite; lo sappiamo, ma ci piace pensare che tanto accada per una “promessa-ricompensa”, fatta da Gesù, nel IV° secolo d.C, ad un cavaliere generoso, figlio di un tribuno dell’impero romano, obbligato alla carriera militare, che poi, convertitosi al cristianesimo, sarebbe diventato Vescovo e poi Santo.
La leggenda vuole che Martino, all’epoca “circitor”, (una specie di odierna guardia notturna), stesse eseguendo la ronda e l’ispezione dei posti di guardia, durante una notte ghiacciata di novembre, una di quelle in cui il gelo ti pietrifica le ossa, ed il vento del Nord ti taglia la faccia rendendo i tuoi connotati meno umani.
Davanti a lui, – marciante a fatica su un cavallo stordito dal rigore dell’inverno, infreddolito nel suo mantello, e probabilmente intento a maledire la guerra, le ronde e la vita militare- nessun pericolo; solo un viandante, solo un pover uomo coperto di stracci, con le membra scoperte massacrate dalle intemperie; un uomo “nudo”, piccolo e povero come solo gli uomini poveri sanno essere.
Il soldato non ci pensa due volte; repente, sguaina la spada, ma, per una volta, finalmente, non lo fa per uccidere, non lo fa per difendersi, non utilizza la sua arma per i motivi per cui qualcuno gli ha imposto di portarla. Si toglie il mantello, il pesante, ornato mantello che lo protegge dal freddo, il mantello che fa di lui un uomo vestito, e lo contrappone al povero, che, così esposto al gelo, è solo un uomo nudo. E allora prende la spada e divide il suo mantello in due, senza esitare, perché lui-vestito e l’uomo-mezzo-nudo possano diventare più simili, possano diventare entrambi più umani. E dona al povero metà del suo mantello. Metà ciascuno. Ed adesso, sono entrambi due uomini “mezzi vestiti”.
Quella notte, il futuro San Martino sognerà Gesù, che lo ringrazierà di avergli donato metà del suo mantello, e gli prometterà il placarsi del freddo, ed una “piccola estate”, di “tre giorni e un pochino”; di mattina, sorprendentemente, il cavaliere ritroverà integro il mantello reciso, ma non ne avrà più bisogno; da allora, a metà novembre, si ripeterà nei secoli il miracolo dell’ “estate di San Martino”, e gli uomini avranno il vino nuovo, ed i viandanti, i forestieri ed i mendicanti il loro futuro protettore.
Forse, perché un’anima che si spoglia per coprire chi ha freddo, è sempre una piccola estate.
Forse, perché il freddo vero non è quello che ti gela le ossa e ti taglia la faccia, ma quello che, troppo spesso, gli uomini si portano dentro.

Rosaria Ruggiero
gentedistratta.it