San Martino, l’intervista integrale a don Salvatore: Il Papa? Certi giornalisti lo citano a sproposito

Redazione
San Martino, l’intervista integrale a don Salvatore: Il Papa? Certi giornalisti lo citano a sproposito

Riportiamo l’intervista completa che don Salvatore Picca, parroco di San Martino Valle Caudina, ha rilasciato al giornale La Verità.

Don Salvatore Picca, cosa pensa del magistero, diciamo così, «politico», di papa Francesco? Fa bene a prendere così a cuore la causa dei migranti?

Inizio subito con il dire che il Magistero di un Pontefice non può non essere “Politico”; infatti, se per politica si intende tutto ciò che è necessario per promuovere il bene dell’uomo, si comprende come sia necessario che ogni Papa, ogni Vescovo, ogni Parroco, faccia “Politica”, dove si discute dell’uomo e del suo bene la Chiesa non può non richiamare ad allineare le scelte sull’uomo al messaggio evangelico, sicura com’è che il Vangelo contiene l’unico vero Bene dell’uomo; se, invece, si vuole ridurre la “Politica” alla semplice Amministrazione di uno stato, è naturale che si gridi allo scandalo ogni volta che un Pastore fa dichiarazioni che riguardano il bene dell’uomo e che, quindi, hanno implicazioni necessariamente “Politiche”. Detto questo, mi preme ribadire che il Magistero del Santo Padre Francesco in nulla si discosta dall’insegnamento dei suoi predecessori. Purtroppo, chi ha costruito l’idea del “Papa dei migranti” è un certo tipo di, passatemi l’espressione, “stampa di Regime” che ama far dire al Papa ciò che il Papa non dice. Mai bisogna dimenticare che il Papa è Pastore della Chiesa Universale, ecco perché, quando parla, la sua parola è indirizzata a tutti i fedeli dell’“Urbe e dell’Orbe”. Quando il Santo Padre ricorda ai cristiani il dovere di non girare la faccia davanti al fratello che soffre, le sue Parole non sono rivolte solo agli Italiani, ma anche ai Francesi, ai Tedeschi, agli Australiani, a tutti i fedeli e gli uomini di buona volontà. Ecco perché, quando il Santo Padre ricorda ai politici che devono far di tutto per accogliere, accompagnare ed integrare i migranti non sta parlando solo al Ministro degli Interni italiano, ma a quello tedesco, a quello francese, a quello austriaco, a quello svizzero, i quali, invece, preferiscono fare orecchie da mercante e pensare che tali richiami siano solo per gli italiani.

Ma la dottrina della Chiesa cosa dice? Dobbiamo accogliere tutti?

La dottrina della Chiesa sull’accoglienza dei migranti è chiara e non è cambiata, e la si trova riassunta nel n. 2241 del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel n. 298 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. L’insegnamento sociale della Chiesa ricorda a tutte le nazioni che gli uomini e le donne che scappano da persecuzioni e guerre vanno sempre aiutati a salvare la propria vita “senza se e senza ma”. Invece, tutti quelli che sono alla ricerca di un “futuro migliore” (i migranti economici), vanno accolti (perché ogni uomo ha il diritto a trovare una vita migliore) seguendo, però, la virtù della prudenza. Ogni nazione, infatti, per la Dottrina della Chiesa ha il compito di regolare i flussi migratori e di permettere l’ingresso solo al numero di persone a cui può garantire una reale accoglienza ed integrazione. Ogni governo, nei confronti dei flussi migratori ha il dovere di controllare chi entra nei confini dello stato, perché, chi è stato scelto dai cittadini per la difesa del bene comune, non può permettere che il bene comune sia messo a rischio dall’ingresso di individui che non sono in grado di rispettare le norme che regolano il buon vivere civile di una nazione. È dovere di ogni governante controllare i confini dello stato e permettere l’ingresso all’interno dei confini nazionali solo a chi è capace di esibire un documento regolare che attesti che non ci si trovi davanti ad un individuo “pericoloso”. Ecco perché mai e nessuno può fondare sulla Dottrina sociale della Chiesa l’ingresso irregolare di uomini e di donne all’interno dei confini di uno stato, infatti mai bisogna dimenticare che mentre è vero che non ogni peccato è reato, è altrettanto vero che ogni reato, invece, è sempre peccato e, quindi, contrario all’insegnamento morale della Chiesa. In qualsiasi paese civile si entra dimostrando a chi ha il dovere di difendere la sicurezza nazionale che chi sta entrando non è un pericolo per la sicurezza dei cittadini che vivono in quello stato. Per la dottrina sociale della chiesa è chiaro che, se io ho una casa di 10 stanze, non posso accogliere 1000 persone, perché chi ospita una persona e la manda a dormire nella cuccia del cane non sta facendo accoglienza, ma sta solo trattando l’ospite come una “bestia”. Per la Dottrina sociale della Chiesa il modo vero per risolvere il problema delle migrazioni è aiutare le nazioni povere ad uscire dalla propria miseria, perché prima del diritto ad emigrare viene il diritto a restare nel paese in cui si è nati. L’Africa è il continente più ricco del mondo, ecco perché, se i governi europei smettessero di usare tale continente come la propria riserva di materie prime, e permettessero agli africani di gestire le proprie ricchezze, tra qualche anno avremmo un emigrazione al contrario. È quello che ha ricordato il Santo Padre Francesco più volte: “Accogliere il migrante, “lo straniero” è nello spirito della rivelazione divina e anche nello spirito del cristianesimo. E’ un principio morale. Su questo ho parlato, e poi ho visto che dovevo esplicitare un po’ di più, perché non si tratta di accogliere “alla belle étoile”, no, ma un accogliere ragionevole. E questo vale in tutta l’Europa […]. Ho parlato qui, in una conferenza stampa fra voi, della virtù della prudenza che è la virtù del governante, e ho parlato della prudenza dei popoli sul numero o sulle possibilità: un popolo che può accogliere ma non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della prudenza. E credo che proprio questa sia la nota dolente del dialogo oggi nell’Unione Europea. Si deve continuare a parlare: le soluzioni si trovano.”. Il problema è che i giornalisti e molti politici amano citare del Papa solo ciò che fa comodo alla loro causa. La Dottrina Sociale, infine, ricorda anche a chi viene accolto che ha il dovere di rispettare la cultura, le leggi e le tradizioni delle nazioni in cui vengono accolti.

Un altro aspetto che sembra mancare nella linea pro migranti del Papa è la cura delle anime: possibile che nessuno si preoccupi di evangelizzare i nuovi arrivati? Se è così, che cosa distingue la Chiesa da una Ong?

Purtroppo, bisogna dire, che non c’è cosa peggiore dei carrieristi. In ogni istituzione sono il vero male dell’istituzione stessa, un cancro che distrugge a volte la stessa istituzione, perché sono coloro che pensano solo al loro ego e ai propri interessi, non a servire l’istituzione e a fare il bene della stessa. E, purtroppo, bisogna ammettere che nella Chiesa di oggi i carrieristi hanno cambiato casacca e, per farsi notare, si sono trasformati in direttori di case di accoglienza, in animatori di dormitori e di mense per poveri, in animatori dell’accoglienza senza se e senza ma, in paladini di Carola Rackete &co, e, naturalmente, fanno a gara, sempre per farsi notare, a chi fa le cose più strane di questo mondo pur di avere la possibilità di esser notati e far carriera. Il problema, quindi, non è il Santo Padre, ma gli interpreti del pensiero del Santo Padre che, preoccupati dei loro tornaconti, dimenticano che il vero bene dell’uomo è incontrare Cristo, che la vera liberazione dell’uomo è il Vangelo di Cristo. I nuovi carrieristi tutti presi dal desiderio di carriera, pensando di far contento il Papa, perché interpretano il suo pensiero alla luce di strampalate interpretazioni giornalistiche, dimenticano Cristo e si trasformano in amministratori delegati. Naturalmente, e grazie a Dio, la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne di Chiesa non è formato da carrieristi, ma è composta da tanti uomini e donne straordinari per cui il vivere è Cristo e il cui unico interesse è portare le persone a Cristo, ma, purtroppo, non fanno “rumore” quanto la minoranza di “strampalati carrieristi”.

I fedeli cosa dicono? C’è la sensazione che il Papa stia trascurando gli italiani per occuparsi degli stranieri?

Questo, purtroppo, è un malessere diffuso e che non è colpa del Santo Padre, ma sempre degli interpreti del suo pensiero. Non è un mistero, infatti, che la stragrande maggioranza dei fondi che le Diocesi italiane gestiscono per la carità oggi siano impegnati per l’accoglienza dei migranti e, quindi, resta davvero poco o niente per venire incontro alle necessità delle famiglie povere italiane. Ma chi decide come impiegare le risorse per la carità non è il Santo Padre, ma ogni singolo Vescovo.

Rispetto al Pontificato di Benedetto XVI, quello di Francesco sembra molto più disinteressato ai temi etici. La Chiesa ha abbandonato la battaglia sui principi non negoziabili?

Anche questa è una percezione generalizzata creata dalla “stampa di regime”. Infatti, quando il Santo Padre parla di migranti subito si hanno titoloni su tutti i giornali del mondo e si vedono i giornalisti di regime levigare le parole del Papa citando solo ciò che a loro piace (tanto chi vuoi che si prende la preoccupazione, preti compresi, di andare a leggere un discorso completo!) e facendo dire al Papa ciò che serve alla loro causa. Invece, quando il Papa tuona su aborto, eutanasia, famiglia fondata sul matrimonio, ideologia gender, libertà di educazione, obiezione di coscienza, impossibilità di equiparare le unioni omosessuali alla famiglia naturale, semplicemente si mette a tacere il Papa ignorando i suoi interventi e non dando risonanza alle sue Parole. E, siccome tanti vescovi e preti, a cui manca il tempo di leggere tante cose, finiscono per conoscere il pensiero del Santo Padre attraverso il filtro di alcuni organi di stampa di regime, purtroppo troppo diffusi nelle gerarchie italiane, è giocoforza che anche i Vescovi e i preti si siano convinti che è meglio star zitti su alcuni temi per non passare guai o per non rischiare il “posto”.

Ritiene che sulla vicenda di Vincent Lambert, la Chiesa avrebbe potuto far sentire di più la sua voce?

La chiesa su Lambert ha fatto sentire in ogni modo la sua voce. L’Arcivescovo di Parigi, mons. Aupetit, è stato chiarissimo e forte. Il Santo Padre è intervenuto in modo fortissimo. La Conferenza Episcopale Francese ha riprovato con ogni mezzo la scelta di interrompere idratazione e alimentazione ad un uomo. Purtroppo, però, a chi manovra i fili dell’informazione non faceva comodo far arrivare la voce della Chiesa agli uomini e alle donne di buona volontà. Oggi più che ad un silenzio della Chiesa si è di fronte ad una silenziazione della Chiesa da parte degli organi di “stampa di regime”.

L’ex direttore de La Civiltà Cattolica, padre Bartolomeo Sorge, ha detto che Salvini sta portando avanti una politica disumana. Il nuovo direttore, padre Antonio Spadaro, aveva praticamente accusato Salvini di non essere cristiano. È giusto trattare il ministro dell’Interno come un eretico?

Nessuno può dare ad un altro la “patente” di cristiano, semplicemente perché non esiste. Solo Dio conosce, infatti, il cuore dell’uomo e, quindi, solo lui è in grado di giudicare chi ascolta e mette in pratica la sua parola. Ecco perché Gesù con chiarezza afferma che prostitute e peccatori vi precederanno nel Regno dei Cieli. Siccome solo Dio può guardare dentro un uomo, solo lui è capace di distinguere un cristiano “vero” da uno che fa “finta” di essere cristiano. Il ministro dell’Interno se vuole essere un buon cristiano, cioè, se vuole osservare la Parola di Dio e farla diventare la sua guida per andare in Paradiso, deve compiere bene il suo dovere. E qual è il dovere di un Ministro degli Interni? Vigilare sulla sicurezza dei cittadini di uno stato, vigilare sui confini nazionali perché non entri in uno stato chi può mettere in pericolo l’ordine e la sicurezza, tutelare l’ordine di una nazione. Un Ministro dell’Interno, quindi, se vuole andare in Paradiso deve far bene il suo dovere vivendo la virtù della carità in modo ordinato. Il suo compito per andare in Paradiso è, anche se a qualcuno non piace tale espressione, “PRIMA GLI ITALIANI”, perché il dovere di un Ministro degli Interni è la tutela dei cittadini dello stato di cui lui è rappresentante e non la tutela dei cittadini di un altro stato. Il Ministro degli Interni italiano, chiunque esso sia, ha il dovere di pensare agli italiani, non ai francesi, ai tunisini, agli australiani, se si preoccupasse dei cittadini di un altro stato non starebbe compiendo il suo dovere e, quindi, non potrebbe assolutamente dirsi cristiano. Infatti, il cristiano non è chi si fa guidare dal “vogliamoci tutti bene”, ma chi compie con competenza il proprio dovere, consapevole che solo facendo quello che deve, serve realmente Dio. La virtù della carità, infatti, si vive in modo ordinato e concreto, perché il prossimo che devo amare è chi mi sta accanto… Devo cominciare dal “prossimo” e non guardare solo al “distante” che fa audience dimenticandomi di quelli della mia casa. Come per un papà di famiglia la carità va vissuta prima con sua moglie e con i suoi figli e poi con tutti gli altri, così per il Ministro degli Interni la carità va vissuta prima con gli italiani e poi con tutti gli altri. E come per un papà trascurare i propri figli per andare ad assistere i poveri di un altro paese sarebbe un peccato contro la virtù della carità, così per il Ministro degli Interni trascurare gli italiani per preoccuparsi del bene di cittadini di un altro stato sarebbe un peccato contro la carità. Al caro padre Bartolomeo poi mi sento di dire che davvero noi cristiani faremmo bene a “stay human”, aiutando, come ci ricordano i Vescovi africani, i cari ragazzi del continente africano a comprendere che è inutile lasciare le loro nazioni con la speranza di una vita migliore qui in Europa, fidandosi di trafficanti di esseri umani che gli promettono il paradiso sulla terra, e a fargli capire che, venendo in Europa, troveranno una vita infinitamente peggiore di quella che conducono nei loro villaggi. Si resta davvero umani aiutando questi ragazzi a capire che l’Europa non è l’Eldorado dove chiunque arriva trova ricchezza, ma che per la stragrande maggioranza di loro potrebbe essere l’inferno in cui trascorreranno una vita indegna di un essere umano. Non è umano, infatti, far partire chiunque dall’Africa, dove non è vero che tutti vivono in povertà estrema, e poi farli arrivare in Europa per mandarli a vivere sotto i ponti, nelle stazioni, sotto le metropolitane, a soffrire fame, sete e freddo. Non è assolutamente cristiana l’utopia idea che tutta l’Africa possa venire in Europa, mentre è estremamente cristiana la ragionevole e realistica affermazione che chiunque voglia venire in Europa deve entrare attraverso mezzi leciti, come avviene in ogni paese civile, e può rimanerci solo se ha i mezzi per mantenersi e che, quindi, possono entrare in uno stato solo quelli a cui si è in grado di offrire un lavoro dignitoso, perché senza lavoro mai ci sarà vera integrazione.

Ha condiviso l’esibizione del rosario alla manifestazione di Milano?

Non solo l’ho condiviso, ma mi ha molto emozionato. Naturalmente mi aspetto che davvero il Vangelo e il Rosario diventino per il Ministro non un portafortuna, ma la bussola che orientano le sue scelte. Ecco perché da cattolico mi aspetto che il Ministro passi dalle parole ai fatti e ricordi la lezione data dal Popolo ai suoi predecessori. Mettersi contro il Vangelo con scelte che sono contro l’uomo, perché tutto ciò che è contro il Vangelo è contro l’uomo, non paga, ma porta prima o poi al declino e alla damnatio memoriae. Renzi e il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso imposto agli italiani, contro il sentire del popolo, docet!

 

Dal punto di vista dottrinale, avverte del disagio tra i cattolici rispetto alla linea del Papa su questioni come la comunione ai divorziati risposati? Insomma, questa Chiesa, aprendosi al mondo, sta davvero attirando più fedeli, oppure sta creando confusione tra quelli «storici»?

Anche su questo argomento, purtroppo, si fa dire al Santo Padre ciò che lui mai ha detto. Il Papa non ha mai aperto alla comunione ai divorziati risposati, ma ha semplicemente ribadito quello che i confessori hanno sempre fatto e, cioè, valutare caso per caso i penitenti che ci si trova davanti. Infatti, una persona divorziata risposata che non partecipa per nulla alla vita della propria comunità e che entra in una chiesa solo per la Comunione o il Battesimo del figlio e che pretenda di ricevere la Comunione solo quel giorno per le foto di rito assolutamente non può ricevere la Comunione. Una ad una coppia di divorziati risposati che, invece, hanno cominciato un cammino serio di fede, che stanno lottando per vivere da fratelli e sorelle, che stanno verificando la validità di una precedente unione, che pregano e partecipano alla vita ecclesiale, il parroco può valutare se sia opportuno ammetterli alla Mensa Eucaristica perché trovino nell’Eucaristia la forza per arrivare a vivere sempre più autenticamente il Vangelo. Chi non ha intenzione, invece, di cominciare un vero e proprio cammino di conversione, che porta con se pian piano anche dei frutti, mai e poi mai può esser ammesso alla Mensa Eucaristica.

 

Qualche giorno fa, un sacerdote ha scritto alla Verità dicendo che i membri del clero che si sentono a disagio con il Pontefice regnante sono molti, ma hanno paura di venire allo scoperto. Crede che nella Chiesa si sia instaurato una specie di regime di terrore?

Purtroppo quella che lei riporta è lo stato d’animo di tanti Sacerdoti che percepiscono intorno a loro un clima crescente di astio e di continua solitudine. Non è un mistero che gli anticlericali più accaniti, grazie alla stampa di regime e ai filtri da loro utilizzati alle parole del Papa, pensano di aver trovato nel Papa il loro miglior alleato contro i preti. Non passa giorno che in parrocchia non si presenti qualcuno che avanzi pretese assurde e che davanti al no del parroco risponda: “meno male che c’è Papa Francesco! Mi rivolgerò a lui e la farò punire!”. Purtroppo, a causa di una cattiva comunicazione del pensiero del Papa, il Papa nella mente di molti è diventato l’arma per attaccare di continuo l’operato dei sacerdoti. Mentre prima il Papa era la Roccia su cui tutti i Ministri potevano poggiarsi, oggi, a causa di una cattiva comunicazione del pensiero del Papa, che ha fatto pensare agli anticlericali di sempre che il Papa è loro alleato nella lotta contro i preti, si ha quasi la percezione che il Papa è disinteressato dei suoi preti. Ecco perché forse bisognerebbe da parte della Comunicazione Vaticana veicolare in modo più efficace e lineare il pensiero del Papa perché arrivi senza filtri sia ai preti che ai laici; mentre i preti dovrebbero leggere le parole del Papa senza il filtro degli “organi di regime.” Per accorgersi che nulla è cambiato ma che la Chiesa si rinnova sempre nella continuità.